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Anche in Brasile scoppia il “vaffa day”

In questi Mondiali di calcio, una notizia è passata sotto silenzio nei giornali italiani. Eppure è una notizia clamorosa: anche il Brasile ha avuto il suo “vaffa day”. E ben più eclatante di quello che – nel 2007 – lanciò in politica Beppe Grillo: perché il sonoro “vaffa” ha avuto come destinatario addirittura un capo di Stato e per di più donna, la presidenta Dilma Rousseff. Ed è avvenuto davanti alle telecamere di tutto il mondo e ad altri 12 capi di Stato presenti in tribuna allo stadio di San Paolo.

Il fatto è accaduto il 12 giugno, alla partita di esordio dei Mondiali, durante la partita Brasile-Croazia (vinta dal Brasile 3-1). Tra i 62mila spettatori presenti all’arena Corinthians, in migliaia hanno intonato più volte in coro: “Ei, Dilma, vai tomar no cú” (“Ehi, Dilma, vaffanculo”).

 

Il motivo? Politico: con una spesa di 14 miliardi di dollari (tra stadi e infrastrutture), il Mondiale in Brasile è stato quello più costoso della storia. Ma molti brasiliani hanno contestato questa scelta, obiettando che il Paese ha problemi ben più gravi su cui il governo avrebbe dovuto concentrare i propri sforzi economici: inflazione galoppante, povertà, sanità pubblica al collasso, scuola pubblica allo sbando, corruzione sfrenata. Tanto che, quando l’anno scorso fu deciso l’aumento di 20 centesimi dei trasporti pubblici, la popolazione scese in piazza per protestare pacificamente, ma la polizia represse le contestazioni a suon di proiettili di gomma e arresti.

Da allora le proteste sono continuate, tanto che l’anno scorso, quando Joseph Blatter (capo della Fifa, nella foto sopra insieme alla Rousseff) affiancò la presidente Rousseff al discorso inaugurale per la Confederations Cup, furono sommersi dai fischi del pubblico.

Ecco perché entrambi, all’inaugurazione dei Mondiali, hanno preferito non fare discorsi. Ma gli oppositori sono riusciti comunque a guastarle la festa, sommergendo la presidenta a suon di “vaffa”: un attacco politico in piena regola, non solo per farle fare brutta figura davanti agli occhi del mondo, ma anche in vista delle prossime elezioni presidenziali previste a ottobre. In un sondaggio svolto questo mese dall’istituto Datafolha il gradimento della presidenta è calato dal 44% al 34%: una percentuale bassa, ma potenzialmente vincente dato che i suoi due principali concorrenti, Aecio Neves e Eduardo Campos, stanno rispettivamente al 19% e al 7%. Ma almeno il 30% dei brasiliani è indeciso, ed è per questo che le opposizioni si sono coagulate nei cori ingiuriosi allo stadio.

Dopo l’episodio la Rousseff ha replicato che non si lascerà intimidire: “ho affrontato situazioni estremamente difficili, situazioni nelle quali ho subito aggressioni fisiche quasi insopportabili (il carcere e le torture negli anni della dittatura militare in Brasile, ndr), ma mai ho deviato dal mio cammino né dai miei impegni”. Sintomo, comunque, che il vaffa è andato a segno.

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