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Il siluramento (ingiusto) di Battiato

Franco Battiato.

E’ giusto che Franco Battiato sia stato silurato dalla carica di assessore alla Cultura della Regione Sicilia per aver detto: “Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino”?

A dispetto delle apparenze: no. La sua uscita – indubbiamente inelegante – non meritava di pagare un prezzo così alto. E l’ha pagato non per l’insulto pronunciato (come vedremo, ha solo ricordato un fatto noto del passato), non perché abbia offeso un’istituzione (semmai, alcune persone di quell’istituzione) ma perché quella frase è il frutto di un equivoco strumentale.
E’ questa l’unica interpretazione che riesco a dare ai fatti. Prima di spiegare il perché, riavvolgiamo il nastro, per chi li avesse persi. Il cantautore, nelle vesti di assessore alla Cultura della Regione Sicilia, era a Bruxelles per chiedere fondi al Parlamento europeo. Parlando a braccio durante una conferenza, ha ricordato sua zia sarta che aveva 15 collaboratrici ragazzine, che “quando passava un uomo era finito, vedevano tutti i difetti immediatamente… Uno si rallegra quando un essere non è così servo dei padroni, mentre farebbero qualunque cosa queste troie qui che si trovano in giro nel Parlamento. E’ inaccettabile. Dovrebbero aprire un casino e farlo pubblico”.

Per giudicare la sua sortita, è utile ascoltare il suo intervento integrale qui. Una frase forte, ma espressa con pacatezza e in un clima colloquiale. L’insulto – rilanciato dai media ed estrapolato dal contesto, peraltro non chiarissimo – ha innescato una levata di scudi senza precedenti, da destra e da sinistra.
Per due motivi: la frase è stata considerata un oltraggio all’istituzione Parlamento in quanto tale, con l’aggravante di un insulto sessista contro le donne. Sul primo punto, l’accusa è infondata: Battiato si riferiva a persone (e non all’istituzione) non ha generalizzato (“ci sono troie”). Ma anche la seconda accusa è inconsistente: a parte il fatto che tutti gli insulti sono “politicamente scorretti” (lo sono intrinsecamente, altrimenti non sarebbero insulti), come avrebbe dovuto definire Battiato i casi, che tutti conosciamo, di alcune parlamentari che si sono vendute (fisicamente o moralmente) al politico di turno, ricevendo in cambio cariche o prebende?

L’espressione comunque non era rivolta verso le donne in quanto tali, ma in generale contro chi si vende, contro chi tradisce l’etica politica per denaro. Come ha poi precisato lo stesso cantautore: “Prendo atto con dispiacere che il senso della mia frase, che ovviamente si riferiva a passate esperienze politiche caratterizzate da una logica da mercimonio offensiva della dignità delle donne, sia stato travisato e interpretato come una offesa al Parlamento attuale, per il quale ho stima, o per le donne, o addirittura riferibile al parlamento europeo. Era evidente che il riferimento era a passate stagioni parlamentari che ogni italiano di buon senso vuole dimenticare. Stagioni caratterizzate dal malaffare politico, dal disprezzo per le donne e per il bene pubblico. Dispiace, altresì, prendere atto che dopo un’ora e mezza di conferenza in cui abbiamo raccontato quello che stiamo facendo per ridare dignità e speranza alla Sicilia, sia passata una singola frase che ovviamente non poteva essere riferibile all’attualità”.

Per chi conosce Battiato (che ha chiarito il suo pensiero in un’intervista che trovate qui), non è una sorpresa: già nel 1991 cantava in “Povera patria”:
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere / di gente infame, che non sa cos’è il pudore, / si credono potenti e gli va bene quello che fanno; / e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!

In questa canzone, ma anche nell’intervento a Bruxelles, si riconoscono i caratteri tipici dell’invettiva, un genere letterario che esprime l’indignazione, la rabbia per un amore o un ideale tradito. Persino Dante Alighieri aveva definito l’Italia una puttana! Ricordate il VI canto del Purgatorio? “Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.
Ma allora perché tanto clamore, tanto che nel giro di 24 ore il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta ha silurato Battiato? Politici con ruoli superiori – esempio a caso: Umberto Bossi – hanno fatto sparate ben più pesanti contro le istituzioni, e sono rimasti al loro posto. E volendo cavalcare l’accusa di sessismo, ben più imbarazzante è stato il siparietto di Berlusconi alla Green Power di un mese fa:

http://www.youtube.com/watch?v=dG7JSR8-hjI

Perché, allora, Battiato ha pagato cara la sua sparata? Perché da una frase equivocabile è nato un caso strumentale. Lo scandalo non era solo nella frase: era nel fatto che l’avesse detta un artista-intellettuale. E allora quella banale constatazione non era più catalogabile come una sparata da comizio o da osteria: era diventata una verità autorevole. Un giudizio di peso. Per questo è stato considerato pericoloso (da destra e da sinistra) e quindi punito. Del resto, l’Italia è un Paese senza memoria. E i politici – già in difficoltà su tutti i fronti – non hanno tollerato che un autorevole artista rinfrescasse certi ricordi. Perché loro sono diversi. Loro, quelle cose, no.

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2 Comments

  1. signor Vito non la conoscevo ma, mi fa piacere sentire anzi,leggere quello che dice,frase retorica ma, la VERITà che ormai è passata di moda,fa Paura.Mi dispiace x Battiato anche perche,”sono sempre stata una sua estimatrice.Pensavo anche che Crocetta fosse un uomo,meno Mediocre.

  2. Omnia munda mundi… La cultura, lo spessore etico, il quoziente intellettivo di Franco Battiato, attraverso le sue parole sono stati messi in discussione da persone che non possono avvicinarlo né per cultura, né per spessore etico, né per quoziente intellettivo.

    Non basta avere la tessera di giornalista o essere tra i cosiddetti “eletti dal popolo” per avere il diritto di essere considerate persone affidabili.

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