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Peggio terrone o polentone? E i guai di Bossi

Copertina di un disco del cantastorie Franco Trincale.

Come insulto è più pesante dire “terrone” o “polentone”? La domanda mi è stata rivolta giorni fa da un valente collega, Stefano Lorenzetto. Gli ho risposto di getto (peggio terrone) ma oggi voglio sviscerare l’argomento più a fondo, dato che – per fare un esempio – Umberto Bossi è stato condannato a 1 anno di reclusione per aver dato del “terùn” al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante un comizio.
Tornando alla questione: è più pesante l’epiteto di terrone o quello di polentoneInnanzitutto può aiutarci l’etimologia: qual è l’origine di queste parole?
La più antica è terrone: risale al 1600, e il termine indicava – in modo neutrale, non spregiativo – i grandi latifondisti: era sinonimo di “grande proprietario terriero”. Il suo uso come spregiativo geografico è attestato fin dal 1946, nel romanzo di Carlo Bernari “Tre casi sospetti”. In pratica, terrone è diventato un insulto per qualificare gli abitanti del Sud come contadini: uno spregiativo classista, socio-economico. Come dire che contadino è sinonimo di persona poco acculturata e dai modi rozzi, incivile. Uno stereotipo tutt’altro che originale, dato che termini come burino, villano, cafone, tamarro giocano proprio sulle stesse (labili) argomentazioni razziste.
Polentone, invece, ha una storia più recente. In origine designava una persona lenta nei movimenti, pigra e indolente, poco sveglia. Ma dal secolo scorso (la sua prima apparizione letteraria risale al 1975 in “Parole e storia” di Bruno Migliorini) si è trasformato in un epiteto offensivo rivolto ai settentrionali: sinonimo di mangiapolenta, ovvero anche in questo caso, un insulto classista. Chi mangia solo polenta? I contadini poveri e ignoranti, ovviamente…

Scena del film “Benvenuti al Sud”, sugli stereotipi geografici.

Dunque, i meridionali hanno ripagato i settentrionali con la stessa moneta. Allora i 2 insulti sono equivalenti? Per nulla. Intanto, dato che storicamente il disprezzo è originato al Nord ricco contro il Sud povero, potremmo dire che “polentone” è stata una forma di legittima difesa. O, per essere più precisi, un fallo di reazione da parte di un soggetto (il Sud) in svantaggio sociale ed economico.
Ma al di là di questo, c’è un dato inequivocabile che dimostra che terrone è peggio di polentone: la percezione sociale. Che avevo misurato nel 2009 con un sondaggio, il volgarometro, che ebbe un risultato inequivocabile: tra gli italiani, terrone è percepito come insulto a offensività medio-alta (1,4 su una scala da 0 a 3), mentre polentone risulta avere un’offensività medio-bassa (0,8). In pratica, terrone ha una forza d’urto quasi doppia rispetto a polentone.

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11 Comments

  1. Non sono d”accordo. Perché il “polentone” non è solo un ignorante e cafone, come il terrone, è pure un po” stupido, un tontolone, uno che, tronfio di sé, lo prendi in giro e magari, nemmeno se ne accorge, oppure si offende quando nessuno lo voleva offendere. Insomma il polentone oltre ad essere ignorante è pure citrullo, il che mi sembra ben peggio rispetto all”essere solo “terrone”. E non è affatto vero che “storicamente” il disprezzo si è originato da nord verso il sud. L”alta nobiltà meridionale, pensiamo ai proprietari terrieri siciliani e ai signorotti napoletani, noti per i loro passatempi oziosi che contemplavano il dedicarsi alle arti come ai piaceri della vita, di certo non ha mai visto di buon occhio la società del nord devota al lavoro e alla fatica. Non per niente quando si usa il termine “polentone” si pensa pure a un somaro, un ciuco, una bestia da soma che non sa capire e neppure apprezzare la bellezza.

      • “pensiamo ai proprietari terrieri siciliani e ai signorotti napoletani, noti per i loro passatempi oziosi che contemplavano il dedicarsi alle arti come ai piaceri della vita, di certo non ha mai visto di buon occhio la società del nord devota al lavoro e alla fatica. ” Questa è la classica forzatura da polentone permaloso e voltafrittata. Nonostante voglia fomentare una polemica priva di fondamento, la sig.ra Sforza ricalca la credenza diffusa nelle fasce ignoranti del nord che, non solo i meridionali siano “dediti all’ozio”, ma che ADDIRTTURA vedano un difetto nella “devozione al lavoro e alla fatica” asseritamente diffusi nella società della società del nord. Quanta autocelebrazione! Poi quel “di certo”…era forse testimone all’epoca dei fatti o parliamo dell’ennesima forzatura argomentativa da settentrionale priva di argomentazioni?
        La devozione alla fatica e al lavoro al nord al non è assolutamente superiore nè al sud nè ad altri posti de’Europa. Quello che cambia è la predisposizione a sbandierare e a enfatizzare quello che fanno miliardi di persone sulla Terra quasi a pretendere una medaglia al valore per svolgere quello che fanno in tutto il mondo (sud compreso) come la cosa più normale della vita: lavorare. La pretesa di capovolgere la frittata sostenendo che l’odio sia partito da sud è ancora più stomachevole delle innumerevoli colate di sterco che ho letto e sentito riversare all’indirizzo dei meridionali con la pretesa che non si trattasse di razzismo ma di pura “liberà di opinione” se non addirittura di “goliardia”.
        L’odio è partito da nord verso sud, e questo è un dato di fatto, già desumibile dalla cronologia storica con cui i termini “terrone” e “polentone” hanno cominciato ad essere usati con accezione offensiva. Non c’è da meravigliarsi che (a mio avviso con troppo ritardo), dopo generazioni, i meridionali hanno cominciato a ripagare con la stessa moneta. Concordo con l’autore dell’articolo, e con effettivo rammarico, sulla differenza di portata offensiva dei due termini che non deriva dalla “permalosità” (come sicuramente molti “inquilini del piano di sopra” vorrebbero sicuramente accampare) ma da percezioni di fatto. Da meridionale vorrei tanto che i termini fossero più equilibrati. I razzisti imparano di più quando vengono ripagati con la stessa moneta che quando perdi tempo a ragionarci.

        • Saverio, che nella mentalità del sud ci sia un lascito della società aristocratica borbonica che tende a disprezzare il lavoro umile e preferisca abbandonarsi al fatalismo è un dato di fatto. È l’altro lato della medaglia della cultura del rispetto, della famiglia molto più sentita al sud che al nord.
          In Calabria c’è il problema della disoccupazione ma nessuno vuole fare l’operatore ecologico.

          • La calabria é un caso a parte rispetto al resto del meridione

    • Nn siamo come loro… Io nn disprezzo il Nord, L’Italia è bella perché e tutte UNICA… parliamo dell 1600 come antichità di parola, I grandi latifondisti, e sono orgoglioso di dire GRANDI PROPRIETARI TERRIERI..

  2. Io ti ringrazio per aver svelato l’origine etimologica che non conoscevo. Mentre, per quanto riguarda la percezione, penso che sia molto soggettiva e dipenda anche dal contesto in cui la parola viene utilizzata, se per scherzare o per insultare. E poi ricordiamoci che la lingua la facciamo noi, quindi se non ci piace che definiscano terroni o polentoni, per primi dovremmo smettere di usare queste parole.

  3. Il termine ‘terrone’ altri non e`che l`italianizzazione della parola in patois francese ‘teron’ relativa appunto ai grossi proprietari terrieri. In Lombardia ed in Piemonte e`rimasta tale, ossia ‘teron’ , ‘teroun’ , ‘terun’, come del resto sono rimaste tali parole come ‘pomme de terre’ [patata] che in lombardo occidentale [dialetto insubre] e in piemontese si pronuncia ancora ‘pomme da tera’, o ‘le jambon’ [prosciutto] ancora chiamato ‘ul giambon’. Terrone, o meglio ‘terun’, vuol proprio dire grande proprietario terriero, ed era usato in modo spregiativo – invidioso dai popolani del nord Italia allo stesso modo con cui oggi si indica una persona altolocata che ostenta ricchezza .. usando ad esempio il termine gergale moderno di “sborrone”. Il termine ‘terrone’ e`rimasto in uso nel dialetto ed e`stato poi utilizzato per info are gli emigrati del sud, anche se non sempre con toni offensivi: ‘l’e`propri un brau terun’ …. non e`un’offesa, ma un complimento!

  4. Concordo pienamente sul fatto che la parola terrone ha una portata razziale e classista maggiore rispetto a polentone (termine utilizzato come difesa nei confronti dei consolidati luoghi comuni dei cittadini settentrionali), ma vorrei fare una precisazione. La parola terrone nasce in Lombardia per definire (in linea generale) chi lavora la terra per sopravvivere. Quindi nessuna attinenza con i vari contesti sociali meridionali. Dopo, per analogia (con il fine specifico di disprezzare una intera popolazione) è stato esteso hai popoli del sud, ma senza un nessun nesso culturale o storico. Sostanzialmente, quello che voglio dire è che solamente un popolo idiota, il quale prende come proprio rappresentante una persona del calibro di U. Bossi può estendere in modo del tutto illogico un termine del genere. Basta pensare allo slogan ridicolo utilizzato negli anni novanta da questo soggetto (La Lega c’è l’ha duro).
    Io affronterai il discorso più dal punto di vista di condizionamento collettivo utilizzato dai fanatici settentrionalisti, rispetto al senso vero e proprio di queste due parole (che in realtà un senso non hanno). I cittadini del nord dovrebbero vergognarsi nell’utilizzare questo termine (terrone), insulso come la politica che hanno votato. I meridionali sono stati ingannati da chi aveva promesso loro vantaggi e soluzioni, i settentrionali, invece, da una capra che palesava la sua stoltezza facendo discorso qualunquisti e populisti inneggianti odio. La parola Polentone non basta per definire cosa siete. Ps: Io sono PALERMITANO!

    • Non conoscevo l’uso di “mandarino” in termine spregiativo: il termine è di solito usato per designare gli alti funzionari cinesi. Se usato come sinonomo di “terrone” (non so in quali zone d’Italia), il termine allude al fatto che gli agrumi crescono in meridione. E’ quindi un modo di identificare i meridionali attraverso un loro frutto tipico. E anche un modo di insultare, perché non mi risulta che gli agrumi siano dotati di intelligenza.

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