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Parolacce alla friulana

Furlan

“Hai più culo che intelligenza”: video-lezione di “Tacons”, pillole di friulano.

In Friuli è scoppiato un piccolo caso – un casino! – per “Felici ma furlans”, la prima serie tv sui friulani, anzi: sull’homo furlanus. I video, pubblicati su YouTube, sono una satira di friulani su friulani, e sono stati cliccati da migliaia di persone, anche fuori dai confini regionali. Insomma, un successo. Ma non per tutti: il presidente dell’Ente Friuli nel Mondo, per esempio, ha contestato la serie per l’uso del turpiloquio: «Non si usano le parolacce per far conoscere il friulano» ha obiettato. «Vogliamo farci conoscere in giro con questo tipo di linguaggio? Che idea si possono fare di noi? Io, come Friuli nel Mondo, mi sento offeso. Non si devono mai superare i limiti del buon senso e della creanza».

Ma dove sta lo scandalo? I dialetti sono la lingua popolare per eccellenza, e le volgarità fanno parte del loro Dna. Buona parte delle parolacce italiane derivano dai dialetti, come scrivevo qui. E il friulano, come tutti i dialetti, usa il linguaggio colorito in nome della schiettezza e della semplicità popolana, come raccontavo in questo post.
Ma al di là di queste considerazioni, com’è “Felici ma furlans”? Sono andato a vedere la serie sul Web. E l’ho trovata un’idea divertente e interessante, perché mostra il friulano di oggi senza ipocrisie. «Non siamo più una terra di burberi e rubicondi contadini ma una terra di confine dove culture, industrie e uomini combattono ogni giorno la sfida del mondo globale, sempre e comunque in a furlan way, alla friulana», scrivono gli autori Alessandro Di Pauli e Tommaso Pecile.

Le parolacce, in questa serie, servono quindi a rappresentare in modo satirico i friulani, con le loro virtù ma soprattutto coi loro vizi: l’eccessivo senso del dovere (lavoro, lavoro, lavoro) che li rende poco inclini al sorriso; la diffusione dell’alcol; i rapporti sociali asciutti e un po’ ruvidi, l’ossessione per i soldi, il classismo…. Caratteristiche non solo friulane, peraltro. Le parolacce – non dimentichiamolo – sono un ingrediente essenziale della satira e della comicità in generale: fanno ridere e danno un senso giocoso di libertà.
La Web serie ha due filoni: “Felici ma furlans” e la più recente “Tacons”, un corso in pillole (anzi: “supposte”) di friulano interpretato da Luciano Lunazzi, che nella vita fa il pittore.

Vediamo un paio di esempi. Il primo, la “pietra dello scandalo”, è una video-lezione che insegna alcuni modi di dire da usare sul lavoro. Ma alla serietà della didattica e delle frasi, fa da contraltare la volgarità delle espressioni friulane, con un effetto comico:

Graffiante anche un altro episodio, il venditore di “deblasfemizzatore”, una macchina per cancellare le bestemmie sul luogo di lavoro: evidentemente un’abitudine diffusa in Friuli Venezia Giulia, oltre che in Veneto.

Dunque, a ben guardare, questa serie ha fatto discutere non tanto per il lessico volgare, quanto perché ha messo alla berlina i vizi dei friulani, senza imbellettarli: li ha rappresentati così come sono, nudi e crudi. E questo deve aver infastidito chi non vuole vedersi allo specchio, o chi vuole dare un’immagine patinata di sè. Insomma, le persone senza autoironia.
Ma, a giudicare dai tanti click su Internet, la maggioranza dei friulani ha apprezzato la serie: saranno forse poco inclini al sorriso, ma lo spirito goliardico non gli manca.

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13 Comments

  1. Quello che è emerso da questo spaccato è un distinguo e non un conflitto. E’ come avere alzato una tendina e scoprire che dall’altra parte c’è qualcuno seduto sul water. Il dialetto, in fondo, è il privato, la facciata non ufficiale, ma è una verità che come tale non può essere né ignorata, né taciuta. Una verità velata, ma non per questo falsa, ma nemmeno oltraggiosa.

  2. Ricordo a tutti quanti che il friulano non è un dialetto ma una lingua riconosciuta !!!!!!MANDI

    • Cari Dree e Paolo: cos’è lingua, e cos’è dialetto?
      Decenni di discussioni non hanno messo d’accordo gli studiosi. Io mi attengo a una distinzione operativa: il dialetto è una lingua utilizzata da un gruppo ristretto di persone, in un luogo specifico e priva di usi ufficiali (= nella scuola e nell’amministrazione pubblica, per esempio negli uffici pubblici e nei tribunali). Dunque, se il friulano è usato dall’amministrazione pubblica e negli uffici, allora possiamo definirlo una lingua; altrimenti, è un dialetto.
      Il che NON sarebbe comunque una diminuzione: nessuno contesta la ricchezza linguistica del friulano! Anzi: il mio post difende proprio questa ricchezza e specificità, come quella degli altri dialetti (pardon: lingue) d’Italia.

  3. Tranquillo: gli studiosi sono abbondantemente d’accordo, e c’è una legge della Stato italiano che lo definisce come lingua (482/99), e negli uffici pubblici è consentito, e una rapida visita al sito della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ti consentirà di notare che è anche in english/ furlan/slovensko/deutsch. A livello internazionale, poi, puoi consultare i siti dell’Unione Europe o Dell’Unesco che del friulano ti daranno la stessa definizione.
    Mai messo in dubbio che tu non difenda ricchezza e specificità, semplicemente ti ho segnalato una imprecisione, come ha fatto Paolo. Mandi

  4. Un post che elogia la cultura friulana e noi cosa riusciamo a fare? Innescare un’inutile polemica sul fatto che il friulano sia una lingua riconosciuta e non un dialetto. Se ci avesse criticato allora cosa avremmo scritto?! No comment

  5. Concordo con l’ultima analisi. La parodia dei corsi del fogolar furlan, sono solamente la rappresentazione più vera del friulano in terra friulana. Grande Lunazzi. Cimut la bighe?

    • Non sapendo il friulano, sono andato a vedere cosa vuol dire “Cimut la bighe”. La traduzione letterale è: “come va il pene?”. L’espressione è usata come equivalente di “come va?”. Per la risposta, si usa la formula: Cjalde ma flape (calda ma fiappa) ovvero “tutto bene grazie!”. Sempre più interessante…

  6. Mi permetto un’ altra correzione: “”sintiment” non vuol dire anima, bensì intelligenza! “Tu as plui cul che sintiment” vuol dire “Hai più fortuna che intelligenza”. E così il ragionamento fila.
    A me personalmente i Tacons sono molto piaciuti, e mi stupisco che qualcuno si possa offendere!
    Quanto alle bestemmie, anche a me danno molto fastidio, ma è una realtà che il Friuli siano uisate come intercalare da moltissime persone (i più morigerati usano “zio” al posto di “Dio”)

  7. al diavolo i moralisti delle parolacce, del buon senso e della creanza. le parolacce fanno parte di ogni lingua e dialetto, fanno parte del modo in cui la gente vuole realmente parlare al di là dei tentativi di controllo politico. probabilmente, anzi, sicuramente quella serie youtube ha fatto di più per il friulano nel mondo di qualunque Ente Friuli nel Mondo, perché? perché a molta gente piacciono le cose genuine, non annacquate e controllate da qualche Ente di sto cazzo (per restare in tema blog)

  8. Il friulano non è un dialetto ma una lingua riconosciuta a rischio di estinzione . Dante Alighieri l’ha chiamata “il barbaro CE FASTU” ce fastu significa cosa fai

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