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Perché “vecchio” è un’offesa?

Film dei fratelli Cohen (2007).

Sono sopravvissuti a molte tempeste, e dal loro bagaglio di esperienze (e di errori) avremmo tutti da imparare. Tanto che “vecchio” e “saggio” sono quasi sinonimi.
Eppure agli anziani non riserviamo solo rispetto. Nel nostro vocabolario ci sono 60 offese su di loro: mummia, fossile, carampana… e molte altre. 

Perché attacchiamo gli over 65enni? Guardare da vicino queste offese ci permette di riflettere su quale posto e quale ruolo riserviamo oggi alla terza età. Un ruolo ambiguo, fatto non solo di ingiusta discriminazione, ma anche di angosce esistenziali, scontri generazionali, rancori sociali (non sempre infondati). In definitiva, gli anziani sono il simbolo della nostra epoca longeva che però non ha saputo ancora dare loro un ruolo sensato e costruttivo.

Perché si insultano in tutto il mondo

  1. Attaccare la generazione degli anziani, ovvero quella dei nostri genitori e dei nostri nonni, è un atto del tutto naturale, come insegnano il mito di Edipo e la psicoanalisi. Per crescere occorre “uccidere” metaforicamente il padre, ovvero acquisire la propria identità autonoma uscendo dalla dipendenza psicologica coi propri genitori e con il modello educativo e culturale che propongono. E’ un atto di distacco non solo individuale ma anche generazionale: la ribellione dell’adolescenza. Uno dei termini offensivi, ormai desueto, verso gli anziani è “matusa” (abbreviativo di “Matusalemme”), ed è stato coniato nel ‘68, cioè nell’epoca che più di ogni altra ha incarnato la ribellione giovanile.
  2. “Nessuno ha una data di scadenza”: pubblicità contro la discriminazione degli anziani.

    A questo aspetto se ne aggiunge un altro tipico della nostra epoca. Viviamo in un’era di veloci trasformazioni, progresso, efficienza. E in un contesto del genere, la lentezza, la resistenza ai cambiamenti, l’inefficienza degli anziani è vista come un difetto e un ostacolo al progresso della società. Poche sono le nazioni capaci di valorizzare – sul lavoro, nel sociale – l’esperienza degli anziani: che in molti casi, pur avendo ottime capacità, si ritrovano parcheggiati ai margini della società senza poter dare un contributo che sarebbe prezioso. In inglese la discriminazione in base all’età si chiama “ageismo”.

  3. Insultare gli anziani è un modo per allontanare da sè la paura del decadimento fisico e della morte. Se il “vecchio decrepito” sei tu, mi libero dall’angoscia di pensare al fatto che anch’io sono incamminato verso questo stesso destino. Ecco perché nella nostra epoca la vecchiaia è semplicemente rimossa, anche a suon di cosmesi, interventi chirurgici, abbigliamento “giovanile”. L’inefficienza, la sgradevolezza fisica è uno dei tabù più forti della nostra epoca.

VECCHIO? NO, VINTAGE

Altra pubblicità progresso: il vecchio è “nonno”.

E’ proprio per scacciare l’angoscia per il decadimento fisico che la vecchiaia, accanto a termini insultanti, è designata anche con diversi eufemismi, cioè termini che cercano di addolcire la pillola di questo aspetto inquietante. Sono 15 espressioni che servono ad allontanare la paura e il pensiero della morte a cui, prima o poi, siamo tutti destinati.

anziano, attempato, canuto, maturo, navigato, nonno, pantera grigia, patriarca, pensionato, persona di una certa età, persona in là negli anni, stagionato, terza età, venerabile, vegliardo (uomo di età molto avanzata, augusto e venerando), veterano, vintage

Discorso a parte il termine “umarell”, che designa il pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri urbani, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono. E’ un termine canzonatorio più affettuoso che denigrante.

I termini spregiativi per la terza età

Vecchio e sdentato sono quasi sinonimi.

Ed ecco la lista dei termini offensivi verso le persone attempate. Hanno vari livelli di intensità offensiva, dalla presa in giro ironica al disprezzo. Li ho riuniti per categorie semantiche, ovvero ho messo insieme i termini che hanno un significato affine, che vanno a colpire lo stesso aspetto.
Come si può vedere, il gruppo più nutrito di epiteti prende di mira l’aspetto fisico cadente, sintomo (come dicevo sopra) dalla nostra angoscia di morte ma anche del grande valore che la nostra epoca attribuisce. Spesso il termine “vecchio” (percepito come spregiativo perché più diretto rispetto ad “anziano”) è unito agli aggettivi “bavoso”, “rincoglionito”, “babbione”, “porco”.

 

lunga età
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antico, antidiluviano, antiquato, bacucco (dal profeta biblico Abacuc, rappresentato nella tradizione popolare come un vecchio col volto coperto da un panno che in arabo si chiama bakok, da cui il più noto burqua), giurassico, matusa (da Matusalemme), preistorico, rinvecchignito, stagionato, stravecchio, vecchio/vecchiaccio, vetusto  
aspetto fisico cadente
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ammuffito, appassito, arrugginito, avvizzito, bavoso, cadente, cariatide (persona tarda e retrograda), consumato, decrepito, fatiscente, frusto, fossile, grigio, imbalsamato, impolverato,  incartapecorito, infeltrito,  ingiallito, logoro, marcio, matusa, mummia, polveroso, raffermo, rancido, rifatto, rifritto, rimasticato, ritrito, rovinato, rugoso, scalcagnato,  scalcinato,  scassato, sdentato, sgangherato, stantio, stravecchio, tarlato 
mentalità inefficiente / non al passo coi tempi
(7)
demodè, fuori moda, obsolescente, primitivo, retrivo, sorpassato, superato

Perché si insultano (ancor più) in Italia

Un “umarell” in azione.

Oltre al disprezzo e alle paure diffuse un po’ ovunque, nel mondo, verso gli anziani si aggiungono altri sentimenti che sono specifici della situazione sociale dell’Italia. 

  1. Innanzitutto, siamo un Paese vecchio, anzi: fra i più vecchi in assoluto. Per la precisione siamo il terzo Paese al mondo, dopo Giappone e Germania, per età mediana (45,7 anni). Le statistiche sono eloquenti. La popolazione da 0 a 30 anni è solo il 29%, dai 31 ai 64 il 47,7%, e dai 65 agli oltre 100 il 23,2%. Dunque, quasi un italiano su 4 è over 65 anni (e gli over 75 sono l’11,8%). L’indice di vecchiaia è elevatissimo: ci sono 179,4 anziani ogni 100 giovani fino a 14 anni.
    Questo scenario è causato da due fattori: siamo una nazione longeva (forse grazie alla dieta mediterranea) avendo un’aspettativa di vita di 83,5 anni. E, soprattutto, siamo da anni in calo demografico: il numero di morti supera quello dei nati, e le immigrazioni – checché ne dicano i paladini delle frontiere chiuse – non riescono a compensare questo calo. Con il Covid, questo calo è arrivato nel 2020 a circa 300mila unità. 
  2. Età media dei ministri da De Gasperi a oggi (clic per ingrandire).

    Siamo un Paese tradizionalista e gerontocratico. Il potere, cioè, è saldamente nelle mani delle persone anziane, e il ricambio generazionale è bloccato da decenni: il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%, anche perché l’accesso al lavoro è spesso bloccato da atteggiamenti familistici (ti assumo perché “figlio di” o “raccomandato da”) piuttosto che dal merito. E questa gerontocrazia si vede soprattutto nei luoghi di potere, governati da “grandi vecchi”: le grandi industrie, le università, la magistratura e la politica. Nei nostri governi, dal 1948 a oggi, l’età media dei ministri è stata 54,9 anni. Solo col governo Renzi (Il “rottamatore”, che ha governato dal 2014 al 2016) l’età media è scesa al livello più basso della nostra storia, 47,3 anni, mentre il governo Monti è stato quello con la media più alta, 62,7 anni, 2011-2012. Con Mario Draghi l’età media dei ministri è di 54,5 anni. D’altra parte, nelle caserme, i “nonni” sono i militari prossimi al congedo, che spesso esercitano atti di prepotenza e intimidazion (“nonnismo”) verso le reclute.

  3. Le persone nate fra gli anni ‘40 e ‘60 sono quelle che hanno consumato, spesso senza ritegno, le risorse economiche del Paese, inquinandolo, indebitandolo e sacrificando il suo futuro con la complicità di diversi politici corrotti e clientelari negli anni ‘60 e ‘70. E così si sono guadagnate il rancore delle generazioni più giovani, che dubitano di arrivare mai a prendere la pensione (mentre fra gli ultrasessantenni ci sono molti baby pensionati)

SESSISMO POST-DATATO

Insulto sessista: befana.

Ai termini della lista qui sopra, che valgono per tutti gli anziani a prescindere dal sesso, ce ne sono 4 in italiano che si usano solo per offendere le donne anziane. Sono quindi sessisti: attaccano le donne per il loro aspetto fisico cadente e sgradevole. Una sorta di contrappasso dantesco: in gioventù la bellezza dà alle donne un vantaggio sociale innegabile, ma con l’età sfiorisce e le priva di appeal, a volte anche a prescindere dal loro valore umano. Come diceva il filosofo Friedrich Nietzsche, “la vecchiaia è l’inferno delle donne”: è il rovescio della medaglia di una società maschilista. Il prezzo tardivo che paga chi ha basato il proprio successo e riconoscimento sociale solo sulla bellezza fisica. Ma anche un gratuito pregiudizio verso le donne, come se la gradevolezza estetica fosse il loro unico valore possibile.

♦ befana (donna vecchia e brutta)

♦ carampana (donna volgare, sguaiata, oppure brutta e vecchia: forse dal nome della Ca’ Rampani, palazzo nobiliare e poi rione assegnato dalla Repubblica di Venezia ad abitazione delle prostitute)

♦ megera (donna di carattere aspro, litigioso e violento, per lo più brutta e vecchia, o fisicamente malmessa: dal nome di una delle Erinni della mitologia greca: era preposta all’invidia e alla gelosia e induceva a commettere delitti, come l’infedeltà matrimoniale),

 ♦ strega (donna brutta e malvagia)  

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One Comment

  1. Bello il tuo articolo come sono tutti i testi che scrivi.
    Complimenti, Vito.

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