3

Perché il sedere porta fortuna

snai

Campagna pubblicitaria della Snai (scommesse) dello studio creativo DavideVsGolia.

«Ma perché “avere culo” significa “avere fortuna”? Perché si dice così?».
Giorni fa, nel silenzio della redazione, un collega mi ha fatto questa domanda a bruciapelo. In effetti lo diamo per scontato, ma il legame fra “lato B” e fortuna è tutt’altro che lineare: che cosa c’entra la buona sorte con i glutei? In apparenza, proprio nulla.

Insomma una questione interessante, tanto più che questo modo di dire non è solo italiano, ma ha un corrispettivo sia in spagnolo (tener culo) e in inglese: booty (fondoschiena) vuol dire anche bottino, vincita.

Sul Web ho trovato due spiegazioni su questo curioso modo di dire. La prima ricollega l’espressione alla pederastia dei Romani: “i bei giovani dai glutei appetitosi venivano molto richiesti dai Romani che, per poterli possedere sessualmente, li ricoprivano di regali. Così, avere un bel posteriore, per un ragazzo, era indizio di una vita più fortunata rispetto ai propri coetanei”.

La Venere callipige.

L’ipotesi però, non regge, perché la pederastia ha avuto alti e bassi nell’antica Roma (in alcune epoche fu condannata), e il ruolo omosessuale passivo era comunque disprezzato: difficile che in queste condizioni i glutei maschili potessero diventare simbolo universale di buona sorte. Tanto più che era ben diffuso l’apprezzamento per i glutei femminili, come testimonia la statua della Venere callipige (dal bel sedere) esposta al Museo archeologico di Napoli.

L’altra spiegazione che circola sul Web fa riferimento a un fatto storico: le forche caudine, ovvero l’umiliazione dei Romani sconfitti dai Sanniti nel 321 a.C. Secondo alcuni, alla fine, i Romani furono sodomizzati uno a uno e “chi aveva un ano più grande (sic!) soffriva meno, quindi era più fortunato” .
Ma è plausibile immaginare un intero esercito che ne sodomizza un altro in un campo di battaglia? Non direi, tanto più che nelle cronache dell’epoca non se ne parla: non citano uno scenario del genere le due fonti che parlano di quella battaglia, ovvero Tito Livio (in “Ab urbe condita”), e Paolo Orosio, peraltro entrambi vissuti secoli dopo.

Dunque, le ragioni dell’equivalenza glutei=fortuna devono stare altrove. Ma dove? La letteratura non ci viene in aiuto: «l’espressione ‘avere culo’ è abbastanza recente» dice il lessicografo Giovanni Casalegno. «Nel “Grande dizionario della lingua italiana” del 1964 è presente, ma non si cita alcuna fonte letteraria». Ma se la letteratura non ci aiuta, può venirci in soccorso la scienza. Quale significato evolutivo hanno i glutei? Per capirlo, bisogna osservare che uso ne fanno le specie più vicine a noi, ovvero i primati. L’etologo Desmond Morris ha dedicato diverse pagine all’argomento, nel bellissimo libro “L’uomo e i suoi gesti”.

Gruppo di babbuini con le natiche rosse.

“Pare che le grosse e rotonde natiche femminili siano un antico segnale di richiamo sessuale, l’equivalente umano del gonfiore delle femmine degli altri primati” scrive Morris. “Per lanciare un segnale sessuale al maschio, la scimmia femmina gli presenta il posteriore nel modo più cospicuo possibile. Nelle scimmie di tutte le specie, questo gonfiore aumenta e diminuisce secondo il ciclo mensile della femmina, raggiungendo la dimensione massima nel periodo dell’ovulazione (…).Tale mutamento non ha luogo invece nella femmina umana: le natiche rimangono ‘gonfie’ per tutta la fase riproduttiva della sua vita, proprio come lei stessa è sempre sessualmente responsiva. (…) E ai due emisferi delle natiche femminili fanno riscontro i due emisferi dei seni. (…) A causa della nostra peculiare postura di locomozione, la parte ‘di sotto’ è diventata ‘il davanti’ e questo davanti è l’area più prontamente disponibile per le esibizioni sessuali”.
Dunque, i glutei sono un segnale primario di disponibilità sessuale (mentre il seno è un segnale derivato: riproduce le forme dei glutei sul davanti). Ma sono anche segno di fecondità: un sedere rotondo segnala la presenza di estrogeni e di sufficienti riserve di grasso per affrontare la gravidanza e l’allattamento.

Steatopigia nella Venere di Lespugue (Paleolitico) e in una donna ottentotta.

Ma non è tutto. “In alcuni gruppi etnici” aggiunge Morris “il segnale delle natiche raggiunge estremi molto maggiori di quanto si sia abituati a vedere in occidente. Nelle tribù africane dei boscimani e degli ottentotti esiste una condizione nota come steatopigia, in cui le natiche diventano due enormi protuberanze grasse, di dimensioni parecchie volte maggiori a quelle delle natiche ordinarie. E le figure intagliate dagli artisti preistorici mostrano sovente la stessa caratteristica, per cui essa deve esser stata presente in antico non solo in Africa ma anche in Asia e in Europa. Sembra probabile che per le prime donne la steatopigia fosse una condizione normale, invece che rara, e che le boscimane e le ottentotte di oggi siano semplicemente gli ultimi esempi della forma originale della femmina umana, come appariva alcune migliaia di anni orsono. Forse la risposta maschile moderna agli ‘emisferi’ femminili deve molto della sua forza a questa antica condizione, che certo faceva delle natiche femminili un potentissimo segnale di identità sessuale”.

Sedere protagonista nelle pubblicità dei jeans Jesus e Levis.

Dopo la preistoria, il ruolo dei glutei è stato rilanciato (per meglio dire, sfruttato) nel secolo scorso dalla pubblicità, in particolare dai produttori dei jeans, che ha enfatizzato la vestibilità dei pantaloni valorizzandone l’aderenza al “lato B”. Come dimostrano le pubblicità, davvero numerose (e quasi ossessive), sul tema.

Dunque, tirando le somme: i glutei sono simbolo di femminilità, sesso, fecondità, attrattività, felicità (che, etimologicamente, significa fecondità). Per il linguista Ottavio Lurati,  le parti anatomiche collegate alla riproduzione (quindi non solo il sedere, ma anche il fallo e la vagina) hanno un valore vitale così alto che sono usate simbolicamente “come forze apotropaiche per allontanare il dolore, la magia, il male, il malocchio: dunque, aver culo significa aver fortuna”. La spiegazione è plausibile, visto che la sessualità è vita e come tale scaccia la morte. Ma mi pare più un uso simbolico che deriva da un aspetto ben più originario e pratico: un bel sedere è per una donna un grande vantaggio perché può attrarre più partner e consentirle di scegliere il più forte, il più ricco, il più intelligente. Se non è fortuna, questa! Del resto, come diceva l’ex prostituta Nell Kimball, autrice di “Memorie di una maitresse americana”: “Ogni ragazza siede sulla sua fortuna, e non lo sa”.

Ma non finisce qui: il sedere ha avuto molta… fortuna nella nostra lingua, che gli ha attribuito molti altri significati simbolici: ne parliamo nella prossima puntata.

Condividi su:

3 Comments

  1. Sicuramente di origine romana propenderei per la seconda ipotesi, senza escludere la prima: in romanesco ancor oggi ci hanno sconfitto= c’hanno fatto un bucio de culo cosí! Oppure: se me fai incazza’ me te ‘nculo! Poi fortunato: che BUCIO de culo! Quindi…ai posteri/ori l’ardua sentenza!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *