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L’altra faccia dello stronzo

Un popolare meme (da memegen).

Quanti significati nasconde la parola “stronzo”? La domanda non è bizzarra: come molte parolacce è sfuggente, difficile da definire. E’ un concentrato di significati, come un file zippato. In più il suo senso cambia se ci si sposta dal Nord al Centro-Sud dell’Italia.
Me ne sono reso conto di recente, grazie a un fatto di cronaca: a Napoli, su un treno della Circumvesuviana, c’era un giovane che maltrattava un immigrato pakistano. Una passeggera l’ha difeso, criticando l’atteggiamento dell’aggressore: “Vergognati!” gli ha detto. Ma lui non ha desistito: anzi, con insensato orgoglio le ha risposto di essere “razzista”. Allora la donna gli ha replicato: “Tu nun sì razzista, sì strunz!” (“Tu non sei razzista, sei stronzo!”).
La scena, ripresa con un telefonino da chi aveva assistito alla scena, è diventata virale sui social. E ha scatenato, su Twitter, gli interventi dei napoletani, che hanno voluto precisare il senso autentico dell’espressione “strunz”: «In lingua napoletana, strunz equivale a “omm’ ‘e merd‘”, uomo di merda, di poco valore. Non è un insulto generico è n’a cos’ pesante!», ha scritto uno dei commentatori.

Pubblicità della birra “Stronzo” (Danimarca).

L’episodio mi ha fatto capire che occorreva tornare sull’argomento, per sviscerare (appunto) il significato di stronzo. In una puntata precedente, infatti, avevo messo a fuoco un’accezione, quella più diffusa al Nord Italia: qui significa “persona sociopatica“, ovvero egoista, manipolatrice, indifferente agli altri e alle regole sociali. Una persona che non si preoccupa di far male agli altri pur di avere un vantaggio per sè stesso. E per questo una persona degna di disprezzo e di odio, al punto da essere paragonata a uno sterco: stronzo – ricordiamolo – deriva dal longobardo strunz, escremento solido di forma cilindrica. Una parola con una sonorità molto espressiva, tanto da essere l‘8a parolaccia più pronunciata in Italia. E da essere stata scelta, fuori dall’Italia, per denominare una birra (vedi qui) e anche una pizzeria (vedi qui).

In questa puntata, invece, scopriremo gli altri significati che questa parola assume al Centro-Sud: l’altro modo di essere stronzi (e ugualmente disprezzati). Nel frattempo, nel riquadro qui sotto racconto un paio di aneddoti gustosi sull’episodio capitato a Napoli: ha un precedente politico insospettabile.

[ clicca sul + per aprire il riquadro ]

UN PREMIO E UN LOGO

Il logo ispirato dall’episodio sulla Circumvesuviana.

Ecco un paio di dettagli gustosi sull’episodio capitato a Napoli. La protagonista dell’episodio si chiama Maria Rosaria Coppola, e lavora come sarta alla Rai. E’ diventata celebre non solo per la sua risposta fulminante al giovane, ma anche perché aveva mostrato un notevole coraggio nell’affrontarlo. Di fronte alle sue minacce, infatti, gli ha risposto: “Se ti vedo alzare un pugno” gli ha detto, “prendo l’ombrello e te lo scasso in testa”.
L’episodio ha avuto varie conseguenze inattese. La signora Coppola, pochi giorni dopo, ha ricevuto il premio “Cittadina coraggiosa” da Umberto De Gregorio, presidente dell’Eav (Ente Autonomo Volturno, che gestisce la linea ferroviaria Circumvesuviana). A fine anno, poi, è stata persino nominata Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella: Per il coraggio e lo spirito di iniziativa con cui ha pubblicamente difeso un giovane straniero vittima di una aggressione razzista”.
L’episodio, infine, ha ispirato anche un utente di Twitter,
Mr Sharif, mediatore culturale, a creare un logo: ombrello, guanto da pugile e la storica frase “Tu nun sì razzista, sì strunz”.
Senza nulla togliere al coraggio della donna, però, la primogenitura di quella frase non è sua: è di Gianfranco Micciché, presidente della Regione Sicilia. Quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva bloccato a Catania la nave Diciotti con a bordo 190 migranti per forzare una trattativa sui migranti con le autorità europee, Miccicchè aveva scritto un intervento furioso su Facebook: “Non so come tu riesca a dormire al pensiero di quanta sofferenza si stia procurando nel tuo nome… Salvini, non agisci così perché intollerante o razzista. Perché nel lasciare 190 persone per tre giorni in balìa di malattie e stenti su una nave non c’entra niente la razza o la diversità, c’entra l’essere disumani, sadici. E per cosa poi, per prendere 100 voti in più?  Salvini, fattene una ragione, non sei razzista: sei solo stronzo”. Per questa frase, però, Miccicchè non ha ricevuto alcun premio (anzi, per Salvini la Procura di Catania ha chiesto di recente l’archiviazione).

Quali sono allora i significati della parola stronzo al Centro-Sud? Lo spieghiamo con un linguista d’eccezione: Gigi Proietti. Che ha dedicato a questo argomento una parte dello spettacolo “Serata d’onore” (2004), da cui è tratto il video qui sotto: 3 minuti e mezzo di puro divertimento. La mia analisi prosegue dopo il video.

 In questo sketch, Proietti mette in luce 2 sfumature della parola stronzo:

  1. barzelletta del “matto” e della “coda alla cassa”: in questi due casi, la parola stronzo è usata nel senso di inetto. Equivale a coglione, idiota, imbecille, quaquaraquà, pirla, nullità
  2. barzelletta dell’”incidente sfiorato”: qui stronzo ha il significato di incauto, irresponsabile. Equivale a testa di cazzo.

Quale di questi 2 significati avrà avuto in mente la signora della Circumvesuviana? Bisognerebbe chiederlo a lei. In ogni caso, come potete vedere, dentro una parolaccia si nasconde un mondo di significati. Altro che stronzate!
Dunque, concludendo, “stronzo” può significare 3 cose diverse: egoista cattivo (come raccontavo nell’articolo precedente); inetto; irresponsabile. Ovvero bastardo, coglione e testa di cazzo. Strana equivalenza, ma con le parolacce è così. Sono tutti comportamenti odiosi, ma diversi fra loro. E, a volte, ugualmente presenti in una stessa persona: non è sempre facile tracciare una linea di demarcazione netta fra uno e l’altro. Insomma, ognuno è stronzo a modo suo, e l’insulto è un jolly linguistico che si adatta alle diverse situazioni.
Concludo questo argomento con una canzone dedicata allo stronzo (nel senso centro-meridionale): “Che felicità”, di Giorgio Bracardi, pubblicata nel cd “Craccracriccrecr” insieme agli amici Elio e le storie tese. Ecco la prima strofa:

Io sono stronzo. Testa de cazzo.

Oho ohooo, oho ohooo.

Io vado a zonzo come ‘no stronzo.

Oho ohooo, che felicità….  

Per saperne di più su stronzi & stronzate, ecco altri articoli sull’argomento:

quali fattori mentali ci rendono più vulnerabili a credere alle stronzate

chi è lo stronzo

che cosa significa la faccia da stronzo

Le fonti (nascoste) delle stronzate

l’incredibile storia del professor Stronzo Bestiale

Di questo argomento (e diversi altri) ho parlato con Nicola e Gianluca Vitiello a Dee Notte su Radio DeeJay nella puntata del 3 dicembre.
Potete ascoltare l’audio del mio intervento cliccando sul riproduttore qui sotto:

 

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2 Comments

  1. Condivido!!! E vi segnalo una barzelletta esplicativa in tema di stronzi.

    In un bel campo di pomodori riposa, beata e soddisfatta, una bellissima merda quando, al calar della sera, mentre la merda si accinge al sonno, uno alla volta i pomodori aprono gli occhietti e si mettono a cantare, prima piano piano ma po sempre più forte “noi siamo i pomodor tutti belli e tutti d’or – noi siamo i pomodor tutti belli e tutti d’or…” sempre più forte “NOI SIAMO I POMODOR TUTTI BELLI E TUTTI D’OR”… sempre più forte “NOI SIAMO I POMODOR TUTTI BELLI E TUTTI D’OR” tutta la notte in coro assordante “NOI SIAMO I POMODOR TUTTI BELLI E TUTTI D’OR”. Giunge infine la mattina senza che la merda abbia potuto dormire un solo minuto. Il sole sorge e, uno a uno, i pomodori smettono di cantare e chiudono gli occhietti finché il coro si spegne. La merda, incazzata nera, gli occhi cerchiati di rosso, la voce roca, comincia a cantare, prima piano piano e poi sempre più forte “io sono un pomodor tutto bello e tutto d’or” furiosamente “IO SONO UN POMODOR TUTTO BELLO E TUTTO D’OR” sempre più forte “IO SONO UN POMODOR TUTTO BELLO E TUTTO D’OR”…
    Allora piano pianino i pomodori riaprono gli occhietti stupefatti e rivolgendosi alla merda obiettano “ma tu non sei un pomodoro” e la merda, sospendendo per un attimo il canto “zitti voi, che avete fatto gli stronzi tutta la notte!”

  2. Condivido ed apprezzo particolarmente il tuo articolo, perché uso spesso la parola stronzo e non avevo mai riflettuto sul significato vero.

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