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Quei ridicoli nomi del piacere solitario

Sega: il termine più diffuso per indicare l’autoerotismo.

In questi tempi di “lock down” e di isolamento forzato, l’argomento è tornato d’attualità. Sembra infatti che, per colpa della pandemia, sia aumentato l’autoerotismo: lo fa il 35% degli uomini e il 17% delle donne costretti a casa in smart working. L’ha riscontrato un sondaggio su mille lavoratori svolto fra Regno Unito, Usa, Canada e Australia. Anche se, in tempi normali, basta il matrimonio per far impennare il sesso solitario.
Ma al di là delle battute, l’argomento è interessante dal punto di vista linguistico. In italiano, infatti, l’autoerotismo ha una cinquantina di nomi: quelli davvero neutri sono la minoranza. La maggioranza, infatti, sono termini goliardici e divertenti, ma anche ricchi di sfumature moralistiche di condanna (e questo in tutte le lingue del mondo, come vedremo più sotto). L’autoerotismo ha questi due volti, che a ben guardare sono facce della stessa medaglia, ovvero l’imbarazzo.  Perché?

Si fa ma non si dice

La domanda si impone, visto che è un comportamento molto diffuso in natura fra i mammiferi: lo fanno le scimmie, i cani, i cavalli, gli asini, i gatti, i galli e persino i delfini. Tant’è vero che in una grotta tedesce, a Hohle Fels, è stato trovato un fallo di pietra levigata di 28mila anni fa: il primo “dildo” (giocattolo sessuale) della storia. 

Meme ironico sull’aumento di autoerotismo per il Covid.

E oggi? Secondo l’ultimo “Rapporto sulla sessualità degli italiani” (di Marzio Barbagli, Gianpiero Dalla Zuanna e Franco Garelli – Il Mulino, 2010), si masturba un italiano su 3. Ma con molte differenze: lo fanno più gli uomini (48%) che le donne (20%), Lo fanno più gli under 24 che gli over 60enni; lo si fa più al nord che al sud. Ma – ed è il dato più significativo – si è masturbato almeno una volta nella vita l’86% dei non credenti,e il 60% dei credenti. Anche se, come vedremo qui sotto, il tabù della masturbazione non è nato in campo religioso ma medico. Ed è recente: si è sviluppato solo negli ultimi 3 secoli.
Dunque, gli imbarazzi nascono da una scelta culturale. I nomi che usiamo, infatti, mettono a nudo i nostri giudizi e paure. Secondo una ricerca più recente (rapporto Eurispes “Sesso, erotismo e sentimenti”, 2018) oggi 8 giovani su 10, soprattutto quelli con più alto titolo di studio, considerano il sesso solitario un’attività “normale”. Ma i termini che lo designano, e i modi di dire che ispirano raccontano un’altra storiaPer capirla, occorre riavvolgere il nastro, con l’aiuto di un libro ben documentato di Jean Stengers e Anne Van Neck “Storia della masturbazione” (Odoya).

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Dagli Egizi a Gianna Nannini

Il dio egizio Atum.

Per molte religioni antiche l’universo cominciò con un atto autoerotico: Atum, dio egizio della creazione, generò i primi esseri facendo fuoriuscire il proprio sperma. E questo è uno dei motivi per cui la masturbazione è tabù: l’autosufficienza sessuale è una prerogativa divina. Nell’antichità classica la masturbazione era considerata una pratica naturale. Il filosofo Diogene il Cinico (IV secolo a. C.) si masturbava in pubblico: per lui era un bisogno corporale come un altro. Galeno di Pergamo, medico vissuto nel II secolo d. C., consigliava la masturbazione agli uomini per regolare la produzione dei liquidi corporei e alle donne per risolvere i disturbi nervosi.
La Bibbia, invece, non ne parla: l’onanismo (oggi sinonimo di masturbazione) deriva da Onan, personaggio della Genesi. Ma egli in realtà fu condannato da Dio non per autoerotismo, bensì per coitus interruptus: disperdeva il seme per non aver figli da Tamar, la vedova del fratello, che aveva sposato.  

Il cristianesimo, inizialmente, ha ignorato la masturbazione, limitandosi a inquadrarla come “rammollimento” dell’animo o disordine morale. Fu solo San Tommaso d’Aquino nel 1200, a citarla fra i peccati gravi contro natura (perché non rientra nei rapporti coniugali a scopo procreativo). Ma l’ammonimento non fece breccia: nel 1621, il medico inglese Robert Burton nel suo trattato “L’anatomia della malinconia”, la consigliava alle donne depresse.
La pessima nomea dell’autoerotismo risale infatti al 1700 e non per opera della Chiesa, bensì della medicina. Nel 1712 fu pubblicato in Inghilterra “Onania: ovvero l’odioso peccato dell’autopolluzione e tutte le spaventose conseguenze per entrambi i sessi”: l’autore era un medico, tale John Marten (il libello uscì anonimo), che elencava tutti i presunti danni dell’autoerotismo. Un terrorismo psicologico dettato da motivi d’affari: vendere i rimedi ricostituenti (tabacco da fiuto, erbe fortificanti) per chi se ne sentiva in colpa. Il trattato ebbe grande successo e la campagna contro l’autoerotismo prese avvio. Del resto, nell’Illuminismo la pratica era condannata perché dava sfogo agli istinti a scapito della ragione e favoriva la solitudine alla sana vita sociale. E nuoceva all’economia: toccarsi era uno spreco di forze.

Il mito dei danni fisici causati dalla masturbazione: illustrazioni tratte da “The Sexual System and Its Derangements” di Emery C. Abbey, 1877.

Così nel 1760 uscì “L’onanisme”, del medico svizzero Samuel Tissot, il primo trattato “scientifico” in cui si elencavano i danni causati dalla masturbazione. Il piacere solitario causava la cecità perché con l’eiaculazione si perdeva zinco, oligoelemento che proteggeva l’occhio dalla luce. L’autoerotismo rendeva deboli perché con il seme si disperdeva l’energia vitale. E dato che l’orgasmo è simile a una scarica epilettica, si credeva che la masturbazione causasse l’epilessia. Uno dei massimi oppositori della masturbazione fu l’americano John Harvey Kellogg, classe 1852, fratello del capostipite della dinastia dei cereali. Medico avventista, propugnò l’alimentazione a base di fibre per combattere l’autoerotismo, “crimine abominevole”. Una vera crociata anti masturbatoria, combattuta anche con l’ausilio di orribili cinture di castità e corsetti per impedire “atti impuri”.
All’inizio del 1900 Sigmund Freud pose le basi per una rivoluzione culturale, evidenziando che questo comportamento inizia fin dall’infanzia. E negli anni ‘50 il rapporto Kinsey, negli USa, rilevò che era un comportamento molto diffuso fra gli intervistati. Ma occorse aspettare fino agli anni ‘70, subito dopo la rivoluzione sessuale, per togliere la masturbazione dal banco degli imputati in medicina. Da malattia, è diventata cura con benefici effetti sull’umore, l’apparato sessuale, il sistema immunitario e chi più ne ha più ne metta.

“Il grande masturbatore” di Dalì.

Ma l’autoerotismo era già stato “sdoganato” molto prima dagli artisti.  Nel 1913 il pittore austriaco Gustav Klimt ritrasse diverse donne mentre si carezzavano. “Il grande masturbatore” è un dipinto di Salvador Dalí, eseguito nel 1929 e ha un significato più profondo: descrive l’artista come una persona sola, a contatto costante con la morte e il decadimento, e che si rifugia in un mondo sognante e immaginario che viene equiparato a un costante autoerotismo.

E più tardi è diventato perfino una performance dal vivo: nel 1972, l’artista italo americano Vito Acconci, nascosto sotto il un sottoscala di una galleria d’arte di New York, si masturbava raccontando al pubblico, attraverso un altoparlante, le sue fantasie erotiche. L’opera si intitolava “Il semenzaio”. Nel mondo della canzone italiana, il precursore è stato Lucio Dalla nel brano “Disperato erotico stomp” (1977): “mi son fermato a guardare una stella, sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella. Ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano”.

La copertina di “California”.

Poi è arrivata la copertina del primo disco di Gianna NanniniCalifornia” (1979) con la Statua della Libertà che impugnava un vibratore: la canzone principale, “America”, è un inno alla masturbazione, sia maschile che femminile (Per oggi sto con me, mi basto e nessuno mi vede / E allora accarezzo la mia solitudine, / (…) Fammi sognare lei si morde la bocca e si sente l’America/ Fammi volare lui allunga la mano e si tocca l’America. Il brano fece scandalo perché l’autrice era una donna e perché la copertina del disco rendeva il tema più evidente. Un’altra donna ha fatto scalpore più di recente, nel 2007: la cantante britannica Marianne Faithfull nei panni di  “Irina Palm”, film che racconta la storia di una donna che si guadagna da vivere facendo “lavori di mano” in un glory hole.
Ma ancor più eclatante il sito Beautiful agony, lanciato nel 2004: mostra i video di persone che riprendono il proprio volto durante un orgasmo, per lo più mentre si masturbano. Un modo, dicono i fondatori del sito, per concentrare l’attenzione dell’erotismo non tanto sui corpi nudi ma sui volti.

Quei 50 nomi pruriginosi

T-shirt ironica in un pastificio emiliano.

Prima di elencare tutti i nomi dell’autoerotismo, è il caso di spendere due parole sul termine apparentemente più neutro perché usato in ambito scientifico: “masturbare”. Già dal punto di vista sonoro crea disagio. Il termine, infatti significa letteralmente manu turbare”, agitare con la mano, anche se “turbare” evoca sconvolgere, alterare la serenità o l’equilibrio di qualcosa. In questo termine, infatti, si concentra tutta la concezione negativa, moralistica, che vede in questo atto un “turbamento”: innanzitutto del corpo, dato che (come abbiamo ricordato sopra), fu prima di tutto la medicina a mettere all’indice i giochi di mano. Ma poi queste credenze furono fatte proprie dalla mentalità puritana del calvinismo inglese, che vedeva il matrimonio e il sesso solo come finalizzati alla procreazione: in questo contesto l’autoerotismo, un atto solitario finalizzato solo al piacere, non poteva che essere giudicato in modo negativo.
E questa ottica rientra permea anche l’espressione “masturbazione mentale (o intellettuale)”, per designare i pensieri fini a se stessi, infruttuosi.
C’è poi l’altro aspetto, quello ridicolo: molte espressioni sono palesemente ironiche (raspa, sega, pugnetta, pippa, manichetto, smacchinare…) forse per compensare l’imbarazzo di riferirsi a un gesto di sfogo solitario, animalesco e meccanico. Eppure, da un altro punto di vista, potremmo considerare questo atto come un’espressione di  autosufficienza: un bastare a se stessi che soddisfa un impulso naturale. Certo, resta pur sempre un’autosufficienz
a illusoria, un surrogato, un ripiego, essendo il sesso un’attività sociale, uno scambio che arricchisce (se funziona).

E ora vediamo l’elenco dei 50 termini che designano il piacere solitario. La fonte principale è stato il “Dizionario storico del lessico erotico” (Walter Boggione, Giovanni Casalegno, Utet), integrato dal dizionario Treccani e da WIkipedia. Fra questi termini, quasi la metà (44%) sono descrittivi, spesso in modo ironico; e altrettanti (42%) sono allusivi; il 14% sono moralistici e solo il 2% è realmente neutro

Scritta sul muro con risposta ironica.

Da notare che solo 4 espressioni indicano specificamente l’autoerotismo femminile (ditalino, solleticarsi col dito, titillarsi, sgrillettarsi): gli altri sono “unisex” (solitario, accarezzarsi, lavorare di mano) ma la maggior parte descrive l’atto maschile (sega, raspa, pugnetta). Segno della mentalità maschilista che vede nel piacere l’espressione di un più forte istinto e appetito sessuale, anche se con notevole ambivalenza: molte espressioni, come vedremo sotto, connotano questo come un atto di debolezza. Se sei un vero uomo hai una donna per soddisfarti, se invece ti tocchi vuol dire che non ne hai (“sfigato” perché debole, brutto, incapace) o sei insoddisfatto.

Ecco la lista completa dei termini divisi per categorie:

termini allusivi: 21 5 contro 1 (= riferimento alle 5 dita e al membro)

aggiustarsi con le mani 

♦ avere il braccio per amico 

♦ bricolage

♦ essere della religione del Manicheo (= riferimento alla mano) 

♦ fare manna palmiera (= produrre manna con il palmo della mano)

♦ levare la berretta (riferimento al gesto del braccio, oppure giro di parole per scappellare, cioè scoprire il glande) 

♦ manichetto  (= riferimento alla mano) 

♦ manichino (= riferimento alla mano) 

♦ menarsi l’agresto (= uva acerba: perdere tempo con qualcosa che non è pronto) 

♦ seminare la mandragola nei boschi (= la sua radice ha forma fallica)

♦ Federica (…la mano amica: il termine personifica la mano con un gioco di parole in rima)

♦ gioco solitario

♦ piacere solitario 

♦ ipsazione (= attività su sè stessi) 

♦ self service 

♦ singolare 

♦ solo, assolo 

♦ solitario 

♦ Venere solitaria 

termini moralistici: 7 ♦ amore artifiziato 

♦ corrompersi 

♦ mastuprarsi 

♦ masturbarsi

♦ mollizia 

♦ onanismo 

♦ vizio (solitario)

termini neutri: 1 ♦ autoerotismo
termini descrittivi: 22 ♦ accarezzarsi

♦ ditalino

♦ fregare

♦ lavorare di mano 

♦ macchinetta 

♦ maneggiare 

♦ manipolarsi 

♦ menare 

♦ menatina 

♦ palmeggiare (maneggiare col palmo della mano)

♦ pippa (dalla forma fallica della pipa)

♦ pugnetta (da pugno)

♦ raspa, raspone (da raspa, lima) 

♦ sbattutina del manico 

♦ scazzellare (sollazzarsi) 

♦ sega (per il movimento ripetitivo)

♦ smacchinare 

♦ solimano 

♦ solleticarsi col dito 

♦ sgrillettare 

♦ titillarsi

♦ toccamento

I MODI DI DIRE: DALLA DEBOLEZZA ALLA MONOTONIA

Celebre titolo di un libro di Giacobbe.

I termini che designano l’autoerotismo possono però avere anche altri significati, tutti negativi:

♦ sega, mezza sega, pippa, segaiolo, pippaiolo: debole, inetto, stupido, di nessun valore, imbranato, incapace, nullità, schiappa, mezza calzetta. uomo poco virile, debole e impacciato, inibito con le donne. Chi si dedica al sesso solitario è oggetto di disprezzo: un disonore per i maschi, ritenuti incapaci di trovare una partner.

♦ sega mentale, pippone, menata, pugnetta: discorso lungo, monotono, ripetitivo, insopportabile, cervellotico, noioso, sterile, inconcludente, infruttuoso. E’ un’allusione alla ripetitività dell’atto sessuale.

♦ poche seghe: basta indugi

♦ fare una sega: essere inferiore (“Pino mi fa una sega”)

♦ una sega: niente (“non mi importa una sega”)

L’espressione “fare sega” nel senso di “bigiare, marinare la scuola” non si riferisce al sesso, bensì all’atto di recidere con un colpo netto la frequenza scolastica. 

Nelle altre lingue: da “strozzare il pollo” a “pettinare la giraffa”

L’attrice Cameron Diaz in posa allusiva col titolo: “Il piacere è tutto mio”.

La ricchezza linguistica di termini per descrivere l’autoerotismo non è un’esclusiva dell’italiano. In tutte le lingue, infatti, sono presenti modi di dire allusivi che sono un capolavoro di creatività molto divertente. Da “stringere la mano al presidente” al cruento “strozzare il pollo”, da “pettinare la giraffa” ad “accarezzare la scimmia”, da “frustare la bestia” a “spettinare il pagliaccio”… Fino a “suonare il fagotto di pelle”. Da notare le metafore poetiche create nelle lingue orientali, come “far volare un aquilone”.
La più universalmente diffusa sembra comunque l’espressione a sfondo matematico “5 contro 1”.
Ecco una lista parziale di espressioni in 18 lingue (chi volesse segnalarne altre nei commenti, è benvenuto).

 

inglese colpire il vescovo (bashing the bishop: riferimento alla sagoma dell’alfiere negli scacchi), sfogliare il fagiolo (flicking the bean), strozzare il pollo (choke the chicken), scuotere la carota (cuffing the carrot), mettere la salsa al taco (saucing the taco), fare eruttare il verme (burping the worm), lucidare il muffing (buffin the muffin), dipingere il sottaceto (painting the pickle), incantare il serpente (charming the cobra), far piangere il calvo (making the bald man cry), stringere la mano al presidente (shaking hands with the president), pulire il corno (to polish the horn), schiaffeggiare il sergente (slapping the sergeant), sbucciare un po’ di peperoncino (Peel some chili’s), staccare la prugna da soli (Pulling the Plum Off Yourself), andare da soli in città (Going to Town on Yourself), strappare la maniglia da soli (Tearing The Handle Off Yourself), nutrire l’asino (feeding the donkey). 

masturbazione femminile: pagaiare la canoa rosa (Paddling the pink canoe), visitare la cassetta di sicurezza (Visiting the safety deposit box) far uscire l’omino dalla barca (Flicking the Little Man Outta The Boat, riferimento al clitoride)

francese scuotersi (se branler), ménage à moi (rapporto a me), toccarsi le tagliatelle (se toucher la nouille), mungere la mucca (traire la vache), lucidarsi il manico (s’astiquer le manche), far piangere gli angeli (faire pleurer les anges), lucidarsi l’anello (s’astiquer le jonc), giocare con la bacchetta magica (jouer avec le baguette magique), battersi la coda (Se taper une queue), pettinare la giraffa (peigner la girafe), soffiare il ciclope (moucher le cyclope), fottersi (s’en foutre)

masturbazione femminile: digitarsi (se doigter), mescolare l’insalata (tourner la salade), manomettersi la pancetta (se trifouiller le lardon), far rotolare la palla (se rouler la bille

portoghese sbucciare la banana (descascar a banana), 5 contro 1 (5 contra 1), giocare a biliardo tascabile (Jogar bilhar de bolso), spettinare il pagliaccio (Descabelar o palhaço)
spagnolo   ballare con Manuela (bailar con Manuela, che sta per “manuale”), tirare il collo all’oca (Jalarle el cuello al ganso), cinque contro il calvo (cinc contra el calvo, in catalano), fare  il fieno (echar paja, Venezuela), svuotare la vena principale (drenar la vena principal, Messico)
tedesco 5 contro Willy (5 vs Willy), soffocare Giorgio (den Jürgen würgen), salutare uno dalla palma (einen von der Palme wedeln), strofinare la carota (die Möhre schrubben), cinque contro uno  (Fünf gegen einen)
svedese dare la cera al salame (Vaxa salamin), impastare la baguette (Knåda baguetten), lucidare la spada di maiale (Putsa fläsksvärdet), suonare il flauto di pelle (Spela på skinnflöjten), nutrire il castoro (Mata köttbävern), cavalcare l’ascensore di pelle (Åka skinnhis), far piangere Gesù bambino (Få jesusbarnet att gråta), giocare a ping pong tascabile (Spela fickpingis), frustare la bestia (Piska besten), trascinare Tarzan (Dra en Tarzan) 
danese battere i ciclopi (At tæve kyklopen)
norvegese  lanciare il salmone (nappe laksen)
finlandese disegnare a mano (vetää käteen), disegnare a secco (vetää kuivat), giocare a biliardo tascabile (pelata taskubiljardia), suonare il fagotto di pelle (soittaa nahkafagottia
rumeno stringere la mano al presidente (a da mana cu presedintele), colpire in testa il muto (ai da-n cap lu ‘mutu
polacco frustare il cavallo (walic konia), guidare col freno a mano (jechac na recznym), colpire un tedesco sull’elmetto (Bic niemca po kasku), giocare a biliardo tascabile (Grac w kieszonkowy bilard)
russo accarezzare la scimmia (Lysogo v kulake gonyat)
hindi la tua mano è Dio (apna haath, jagannath)
turco  tirar fuori il 31 (31 çekmek: la parola “el”, mano si traduce in numero 31)
thailandese far volare un aquilone (Chuck Wow, per i maschi); pescare (Tuk Bet, per le donne)
cinese manovrare l’aeroplano (打飞机), sparare un colpo di pistola (打手枪), piacere privato (私人乐趣), mangiare se stessi (吃你自己)
ebraico portare a mano (להביא ביד )
giapponese  10mila sfregamenti (Shiko Shiko Manzuri, per le donne), mille sfregamenti (Shiko Shiko senzuri, per gli uomini)

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3 Comments

  1. Vito hai fatto una ricerca straordinaria e credo molto faticosa.In genere non sono informazioni di facile accesso quindi i complimenti che ti faccio sono davvero meritati.

  2. Eccellente!!!!!!!! Non sono però d’accordo con la frase sull'”autosufficienza illusoria” che mi sembra riduttiva (sia per gli uomini che per le donne). Non è perché si è “felicemente” in coppia che i piaceri solitari non sono benvenuti. Penso che faccia parte della mentalità giudeo-cristiana e dei suoi strascichi il fatto di pensare che il vero sesso ed il piacere supremo è quello che si fa in due (o più, siamo anche riusciti ad accettare x lo stesso sesso) e quello solitario giusto un ripiego per gli sfigati che non hanno nessuno o nessuno vicino. I due per me sono compatibili, con vantaggi differenti. Trovo che non si è mai serviti meglio che da sè stessi, se si vuole parlare di piacere assoluto (femminile, non posso avere un’opinione su quello maschile) e checchè ne sia dell’orgoglio maschile, non sono più gli uomini che conoscono al meglio come far vibrare una donna, ma la donna stessa che ha imparato a conoscersi e conoscere il suo corpo al millimetro.

    • Questo è uno dei commenti più interessanti che ho letto. Potrebbe essere anche il motivo per cui la masturbazione femminile è più tabù di quella maschile. Non solo perché nella mentalità maschilista, il desiderio femminile fa paura e va negato (meglio pensarle “madri” che “puttane”). Ma anche perché può sgretolare il mito del maschio capace di soddisfare le donne.
      Certo, però, da uomo, mi vien da porre una domanda: se siete davvero così complicate, al punto che siete le uniche depositarie (ognuna per sè) dei segreti del vostro corpo… cosa vi impedisce di spiegare a noi uomini come soddisfarvi?

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