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Caccavero e le altre città costrette a cambiar nome

Due turiste brindano davanti al cartello di Fucking, Austria.

Il prossimo a cambiare nome sarà un paesino austriaco. Ha solo 106 abitanti, ma è famoso in tutto il mondo perché si chiama Fucking (“fottendo”, in inglese). L’amministrazione comunale, stanca delle orde di turisti che si fotografavano in pose osè davanti ai cartelli stradali (e spesso li rubavano) ha deciso di  voltare pagina: dal primo gennaio 2021 il paese si chiamerà Fugging. Cancellando così un appellativo che ha quasi mille anni di storia: risale infatti al 1070 e non ha un significato osceno. Deriva da Focko, il nobile bavarese che fondò l’insediamento nel VI secolo a 300 km da Vienna.Un nome ingombrante, e un destino scomodo cancellato con un colpo di spugna verbale. Le città, infatti, possono cambiar nome per diversi motivi: perché vengono accorpate ad altre, o per motivi ideologici o religiosi (come Saigon, ribattezzata Ho Chi Minh in onore del fondatore del Vietnam) oppure – come nel caso di Fucking – perché sono imbarazzanti.

Ma non bisogna per forza andare all’estero per incontrare casi del genere. Anche in Italia, infatti, diverse località scurrili hanno dovuto cambiare nome nell’ultimo secolo. Sono 8, di cui 6 in Lombardia, una in Veneto e una in Molise. Anche se, come raccontavo in questo articolo, sono molte di più  quelle che hanno invece conservato un nome scurrile, da Troia a Cazzago fino a Chiappa e Pisciarelli. Per varie ragioni, infatti, queste località non sono finite sotto i riflettori dei benpensanti e hanno mantenuto (anche con un certo orgoglio) la propria denominazione.

Visto che siamo in periodo di “lock down”, faremo un viaggio almeno virtuale in questi 8 paesi censurati, di cui vi racconterò la storia. Ma attenzione, i loro appellativi sono tutti omofonie: somigliano cioè a parolacce per il loro suono, ma il loro significato originario non ha in realtà nulla di scurrile.

1) DA CACCAVERO A CAMPOVERDE – Lombardia, Brescia

Il paese di Caccavero trasformato in Campoverde (fotomontaggio).

Campoverde è oggi una frazione di Salò. FIn dal 1016, però, aveva un altro nome: Caccavero. Un termine che non ha origine escrementizia: il termine caccavo/caccabo designava infatti la caldaia usata per la lavorazione di concia dei pellami. Inizialmente il paese si chiamava infatti Cacabario, poi Cacavero. Il nome Caccavero fu cancellato nel 1907 in favore dell’attuale.

 

 2) DA FIGADELLI A SAN FELICE AL LAGO – Lombardia,  Bergamo

San Felice al Lago è  una frazione di Endine Gaiano in provincia di Bergamo. Questo toponimo si riferisce infatti al lago d’Endine. In origine però si chiamava Figadelli, un nome che non alludeva al sesso femminile bensì a un terreno su cui prosperavano i fichi (ficatus). Il nome imbarazzante fu cambiato nel 1925, e 3 anni dopo il paese passò sotto la giurisdizione di Endine Gaiano.

 3) DA CAZZIMANI A BORGO SAN GIOVANNI – Lombardia, Lodi

Borgo San Giovanni è un Comune di quasi 2.500 abitanti e ha una lunga storia. Fin dal 1034 si chiamava infatti Cozemano, poi storpiato in Cazzimani: nome che significava “Ca’ de Zimani”, ovvero casa degli Zimani, nobili lodigiani che avevano possedimenti in quelle località. Nel 1929, sotto il fascismo, il Comune diventò Borgo Littorio. Un nome ancor più ingombrante dopo la Liberazione: così nel 1947 gli fu dato il nome attuale, ispirato al santo patrono della parrocchia.

4) DA CAZZONE A CANTELLO – Lombardia, Varese

Il regio decreto che ha trasformato Cazzone in Cantello.

Oggi Cantello è celebre per i suoi deliziosi asparagi bianchi. Ma un tempo questo paese era famoso per un altro motivo: si chiamava Cazzone. Nessun intento offensivo: Il nome pare derivasse da casone (grossa casa), oppure da cazzun, mestolo, dato che il suo territorio è contenuto in una piccola valle, come su un cucchiaio.
Per secoli l’appellativo non creò particolari problemi. Ma quando, alla fine del 1800, in paese fu collocata una caserma della Guardia di Finanza (Cazzone era vicina al confine con la Svizzera), quel nome cominciò a diventare scomodo: i militari ricevevano lettere dai parenti con intestazioni tipo “Salvatore Scognamillo, Cazzone”, oppure “Gennaro Cacace, Cazzone”. Più che un indirizzo, un insulto. Così, dopo varie lettere di protesta delle Fiamme gialle, il governo corse ai ripari: con il Regio Decreto CLXXV del 18 luglio 1895, re Umberto I e il premier Francesco Crispi decisero che Cazzone sarebbe diventato Cantello. Non tutti, però, ne furono soddisfatti: alcuni abitanti irriducibili formarono un comitato cittadino che chiedeva di tornare al nome originale. Il loro motto: “Cazzoni siamo e cazzoni resteremo“… 

 5) DA FIGAZZO A LIETO COLLE – Lombardia, Como

L’origine del nome di questa località non è chiara, ma è probabile che anch’essa, come Figadelli, alluda a piante di Fico. L’imbarazzante nome fu cambiato nel 1928 con quello più poetico di Lieto Colle, che dal 1956 è diventato una frazione di Parè.

 

6) DA CACCAVONE A POGGIO SANNITA – Molise, Isernia

Lo stemma di Poggio Sannita con la pentola di rame e la scritta latina “Samniticum caccabonense castellum” (castello sannitico caccabonese).

Il paese, poco più di 600 abitanti, sorge su un promontorio roccioso. Fino al secolo scorso si chiamava Caccavone perché in passato era sede della produzione del caccavo, dal latino caccabus, come nel caso di Caccavero (v. sopra). In questo caso, però, il termine designava un pentolone in rame usato dai contadini per la coagulazione del latte. Circa un secolo fa, il 20 febbraio 1921, il consiglio comunale decide di rinunciare a quel nome scomodo che “ricorda nella prima parte una cosa che disgusta, e nella seconda un accrescitivo che riempie la bocca e gli orecchi, suscitando il riso e la derisione della gente”. Così Caccavone viene cambiato in Vinoli, in omaggio alla produzione enologica. Ma nel luglio di quello stesso anno il consiglio comunale, non ritenendo abbastanza caratterizzante il nuovo nome, torna sulla questione: dato che il paese ricadeva nella regione dell’antico Sannio e dato che sorgeva su un poggio, il Comune viene ribattezzato in Poggio Sannita. Su proposta del ministero dell’Interno, il 15 gennaio 1922 un Regio Decreto recepisce la delibera del Consiglio Comunale e cambia la denominazione del Comune. Il caccavo, antico e amato simbolo del paese, rimane comunque presente negli stemmi delle istituzioni locali e nel gonfalone comunale.

7) DA MERDEGÒ A VERDEGÒ – Lombardia, Lecco

In origine questo paese, che oggi ha 2.300 abitanti, si chiamava Mardegorium, dalla fusione di “Martie Horreum”, granaio della via Marzia, un’antica strada militare dedicata a Marte. Mardegorium, nei secoli, diventò Merdagore, poi Merdegò (1837) e anche Merdago. Insomma, un appellativo poco onorevole. Così Merdegò nel 1938 cambiò iniziale e diventò un più accettabile Verdegò. [ ringrazio della segnalazione il lettore Davide Viganò ]

8) DA PORCARIZZA A ISOLA RIZZA – Veneto, Verona

Stemma di Isola Rizza con la scrofa.

Il nome originario di questo paese di oltre 3mila abitanti era “Insula Porcaritia”: “insula” perché l’abitato sorgeva in una spianata al di fuori dei boschi e delle paludi che circondavano la zona, e “porcaritia” nel senso di “recinto di porci“, per gli allevamenti presenti nella zona. Nel corso dei secoli, “Porcaritia” divenne “Porcarizza”. Nel 1872 gli isolani cambiarono il nome del paese in Isola Rizza, dimenticandosi del vecchio nome considerato volgare. In seguito però recuperarono la scrofa con il riso in bocca nello stemma comunale del 1932, che riprendeva il vecchio simbolo della comunità riprodotto ai piedi del campanile dal 1535.

 

LA VAGINA, IL PAESE PREMIATO CON PORNO GRATIS

A volte abitare in un paese dal nome imbarazzante può diventare un (discutibile) vantaggio. Nel 2018 il celebre sito canadese a luci rosse “Porn Hub” ha lanciato una campagna di marketing a sfondo geografico: premiare con un abbonamento gratuito “premium” chi abitava in un paese dal nome osceno. “Per rimediare agli anni di prese in giro, Per rendere questi fortunati residenti fieri delle proprie radici e far provare un po’ d’invidia al resto del mondo”, recitava lo slogan. Erano i “premium places”: nella lista dei 50 paesi ovviamente spiccava la solita Fucking. Ma ce n’era anche uno italiano, che ha un nome sexy ma non scurrile, anzi: scientifico: La Vagina, una frazione di Fosdinovo (Massa-Carrara). È un gruppo di case sorto in un luogo ricco d’acqua e di lavatoi, da cui è derivato il nome (lavaghina, che poi ha perso la h). I pornomani anglofoni l’hanno scovata perché il sesso femminile si chiama così anche in inglese. Se avessero saputo l’italiano, avrebbero  dovuto premiare anche gli abitanti di Scopa, Sega, Troia, La Ficaccia, Gnocca, Cazzago e molti altri paesi italiani dal nome osè… Per PornHub sarebbe stato un pessimo affare.

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