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Da “mazzo” a “tafanaro”, il lato B nei dialetti

E’ la parolaccia jolly: è presente, con diverse varianti, in tutti i dialetti italiani, dal valdostano al siciliano. Se volete farvi capire in ogni dialetto, quindi, puntate sul “culo” (adattando la pronuncia) e andate a colpo sicuro.  Come dice un proverbio milanese: “cent cò, cent crap; cent cü, dusent ciap“, ovvero “cento teste, cento pareri diversi; cento culi, duecento chiappe” (ovvero: il culo è l’unica certezza). Del resto, la parola ha avuto fortuna anche fuori dall’Italia: in francese (cul) e in spagnolo (culo).
Dunque, dopo aver raccolto i termini dell’anatomia sessuale nei dialetti, in questo post trovate quelli che designano il lato B nei vernacoli italiani. Sono in tutto 141 termini: li trovate nella tabella più in basso, arricchita dalle etimologie dei termini più originali.
In questa mappa qui sopra, invece, ho raccolto i termini più frequenti, regione per regione, per chiamare il deretano. Come si può notare, “culo” è il termine più diffuso ovunque, con la sola eccezione dei dialetti altoatesini, che attingono al tedesco anche quando si tratta di chiappe.

Vista la sua diffusione, da dove arriva la parola “culo”? Deriva direttamente dal latino culus, che a sua volta arriva dal greco kòlon (estremità, o colon) o da kullòs, curvo, cavo. Tutti termini che si fanno risalire a una radice protoindoeuropea *kʷel- o *kʷelə-, che significa “girare”, “arrotolare”, “curvare” (da cui derivano i concetti di parte curva, posteriore, fondo: come nell’espressione “cul de sac”, “culo della bottiglia” e via dicendo).

Diversa l’origine di un termine dialettale (campano e lucano) diffuso ormai in tutta Italia: mazzo, soprattutto nelle espressioni “Farsi il mazzo”, cioè lavorare duramente, “fare il mazzo” cioè rimproverare qualcuno in modo aspro. La parola deriva anch’essa dal latino “matia”, intestino. Mentre “chiappa” deriva dal latino “capula“, coppa per analogia di forma, o da “chiappare”, qualcosa che si acchiappa.

Come descriverlo: pane, pollo e… ingresso posteriore

Ed ecco la lista completa dei termini che designano il deretano nei dialetti italiani. L’elenco non pretende di essere esaustivo per gli stessi motivi della mia ricerca precedente: se mancasse qualche termine, o ve ne fossero di scorretti, potete segnalarlo nei commenti, precisando la zona di diffusione (grazie fin d’ora). Per quanto il lemma “culo” (e varianti) sia il più diffuso, la fantasia non manca. Anche in questo caso, come per il lessico dei genitali, i termini mostrano infatti una grande ricchezza espressiva, soprattutto nel sardo (ancora una volta la regione più ricca di sinonimi grazie alla presenza di 5 varianti linguistiche: nuorese, sassarese, gallurese, logudorese, campidanese), seguito da piemontese, marchigiano, veneto, abruzzese, pugliese.

Cosa emerge, leggendo questa lista? Diversi termini sono descrittivi, evocandone la forma o la consistenza: alcuni paragonano il sedere al pane per la sua somiglianza coi glutei (panê  in ligure, panòcio / panón in veneto, paneri e curcuddu  in sardo); il siciliano lo paragona a una ciambella (cuḍḍùru).

Altri dialetti lo descrivono come qualcosa di morbido, come sgionfèo (veneto) e pampùni (calabrese) che richiama una foglia di zucca per la morbidezza. Interessante il pugliese che paragona il lato B al pollo (pùddru/puddhrone a seconda delle dimensioni).

Il deretano è descritto anche con termini onomatopeici che imitano il suono della “culata” come patafiò (lombardo), sgnäfa (emiliano), tacàn (romagnolo), patta (lucano), ghjolghju (sardo). Altri termini sono legati alla sua funzione: petandun (piemontese: l’organo che fa i peti), cacagnu (calabrese) e cacadore (sardo): l’organo con cui si caca.

Diversi termini lo descrivono più prosaicamente come parte posteriore: dedrè (didietro, lombardo), hintern (altoatesino), derete e fònn (marchigiano), fonno/fonne/funno (fondo: laziale, abruzzese, napoletano, lucano), darrè (lucano e siciliano), trasseri (sardo). E sono diffusi anche i riferimenti all’ano con una sineddoche (la figura retorica che usa la parte per il tutto): busòn (veneto e trentino), buca (toscano), buciu/bucio (marchigiano e romanesco), colafeghe (sardo), e tubo/tuboletto in toscano.

Altri lemmi lo descrivono in modo indiretto: in molti dialetti il lato B è descritto come bersaglio dei tafani, come tafanari (piemontese), tafanaro in umbro e romanesco, tafanarù in abruzzese,  tafanàriu in sardo. Oppure ne parlano evocando la posizione seduta: come i termini piemontesi fabrian (da “fabbro”, perché seduto su una panca per lavorare, diffuso anche in Friuli), fënu (da “fieno”, usato come sedia), il ligure sézze (sedersi, la parte con cui ci si siede), il veneto sedarseo, l’abruzzese cuccù / cuccùtte / cuccòzze (parte con cui ci si accuccia) e sdrajètte, il sardo agrestu (la parte a contatto con il campo, la terra). Interessante il riferimento al cavallo (su cui, appunti ci si siede in sella), come nel veneto cavalin e nel marchigiano brocco.

E non mancano le personificazioni: il nome Bartolo, probabilmente per la forma tondeggiante delle “O” designa il deretano in lombardo (bortol) e in emiliano (bertôl). Anche il pugliese puppulu (pupetto) ha la stessa valenza.

Infine, fra i termini più spiritosi, quelli sardi: il sedere è chiamato onorisalvu (onore salvo), e assu de oros (asso d’oro, prezioso). Ma anche il napoletano traseriello (piccola entrata posteriore) ha una sua valenza maliziosa.

dialetto termini
valdostano (patois franco provenzale) cu/cuc/quiù/qui/tchi, dèréi /dérì/derrè (didietro)
piemontese cul, ciapëte (chiappette), darè (didietro), fabrian (da “fabbro”, perché seduto su una panca per lavorare), fënu (da “fieno”, usato come sedia), panel (lastra isolante, per estensione deretano/fortuna), petandun (da petare, l’organo che fa i peti), pretérit (passato, parte posteriore), seddes (sedici), tafanari (bersaglio delle punture del tafano)
ligure  cû, panê (pane, i glutei ne ricordano la forma), sézze (sedersi, la parte con cui ci si siede)
lombardo bortol (Bartolo, personificazione del sedere per la forma tondeggiante delle “o”), ciapp (chiappe), cul/ cül/cü (Milano), dedrè, patafiò (quella parte che fa patatrac quando cadi”),  
veneto busòn (grande buco), cavalin (su cui ci si siede), ciodèo / sgionfèo / soffèo (qualcosa di morbido, grosso, che si muove), culo, pì/piòn, sedarseo, panìna / panòcio / panón (pane, per la somiglianza con la pagnotta), 
friulano cûl, daûr, fabrian (da “fabbro”, perché seduto su una panca per lavorare),
trentino busòn / busèl (buco), cul/ cùoł / cùel / cùoła, sederìn / sedèl, tòcia / tòza / tòzeta
altoatesino hintern (posteriore), ars/oarsch / oaschle / oaschloch (dal tedesco arsch, culo), popo
emiliano bertôl / bartòun / bertél (personificazione da Bertolo), cü /cù, fondèl / fònd / fónna (fondo), sciòp / sciòpp / scióppa, gnafa / sgnäfa / sgnèfa (imita una caduta di culo)
romagnolo cul / cül / culòz, zucòn / zùgn / zògn (grossa zucca), scagàn / tacàn/ zacàn  (imita il rumore di una caduta)
toscano buca / buccino / bùa, chiappa / chiappina / chiappone / chiapparella, culo / culino / culazzo / culinozzo , popò / popone / poponcino (da popò, cacca), tubo / tuboletto
marchigiano brocò / broccò / broccolino (da brocco, cavallo; o legno usato come sgabello), bùciu (buco), cù / cu / cùlu, chiappe / ciàppere / ciappe / ciappò, deretanu (deretano), derete (didietro) fónn / fonne (fondo), sederì / sderì / sdrì, tafanaru (da tafano, che punge sul sedere)
umbro culo / cùlu / culozzo, chiappe / chiappò / chiappina, fonno / fondozzo, tafanaro (da tafano, che punge sul sedere)
romanesco  bùcio, chiappa, culo, tafanàro / tavanàro (da tafano, che punge sul sedere)
dialetti laziali  còzzo (qualcosa che sbatte contro qualcos’altro), culo, fonno / fundìllo / fónnaro (da fondo), stòzzo (da stuppus, pezzo grosso di qualcosa, tozzo) 
abruzzese  cuccù / cuccùtte / cuccòzze (parte con cui ci si accuccia), cùle / cùleje / culètte / culòzze, ciappe / ciappóne / chiappe, fónne / fundòre / fundille (fondo, parte bassa),  sderétte / sdrajètte / stupète (parte con cui ci si siede), tafanàre / tafanarù / tafanó (da tafano, che punge sul sedere), 
napoletano  culo, chiappe, funniciello / funno / fundillo (da fondo), mazzo, trasiempo / traseriello (entrata da dietro)
pugliese  cùle / culicchje / culazze / culune, chjappe / chiappe / ciappe, cuèrpe / cuarpe / cuarpeddhru (corpo), fònne / fundòre / fundiddhru (fondo), puddhròne / pùddru (pollo, perché ricorda il sedere del pollo) pùppulu (da pupo, bambino), scìnnule / sedere / sderètte
lucano  cùle, chiappe / ciàppe, darré / réte (didietro), traseddìre (da “traseddë” = retro, parte posteriore), fónne / fundìlle / fundezze (da fondo), mazze (da mazzo, (massa voluminosa di oggetti),  patta (onomatopea che imita il suono di una caduta), pappedde (parte tenera, cicciotta)
calabrese cacàzzu / cacagnu (organo con cui si caca), cùlu, chiappa,  darrè, fundu / fundune (fondo), gonfia, massu (massa pesante),  natiche, pampùni (cosa tonda, molle, come una foglia di zucca/pompo)
siculo  culu, chiappuli, cuḍḍùru / cuḍḍicèḍḍu / cuḍḍùsu (da cudduru, ciambella rotonda come le natiche), natiche, reticu (retro)/ darrè (didietro) rintrocchju (forse da “intra”, dentro, e “troccu” pezzo, oppure da sbattere dietro)
sardo  abbriviatu (abbreviato, nel senso di ultima parte), agreste (perché il sedere è a contatto con la terra), assessu (da assidere, stare seduto, la stessa etimologia di “assessore”), assu de oros (asso d’oro, da proteggere), cacadore (l’organo che caga), colafeghe (letteralmente, fessura del culo), ciappone /  ciappanàriu (da chiappe), culu/curu,  curcuddu (panetto tondo e soffice), ghjolghju (termine onomatopeico),  nadderi (da natica), ocru de nàdiga (fondo della natica), onorisalvu (onore salvo), paneri (paniere), partarigadu (da partarigare, sedersi pesantemente), pertusu (pertugio, buco), pretéritu (passato, parte posteriore), traseri/trasseri (parte posteriore, tras),  tafanàriu/strafanariu (da tafano, che punge sul sedere)

Il deretano ha ispirato diversi molti modi di dire, in italiano e anche in altre lingue. Qui sotto trovate le mie altre ricerche sul lato B:

Il deretano globale: i modi di dire chiappeschi nel mondo

♦ Gli innumerevoli significati del lato B

♦ La ricchezza (linguistica) del deretano

♦ Perché il sedere porta fortuna

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