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25 modi di dire. Di merda

Quando si fa una cattiva figura ci si sente come una cacca.

Pandemia, mascherine, isolamento... C’è un solo modo di definire il momento storico che stiamo vivendo: è un periodo di merda. Ma perché gli escrementi sono il simbolo delle peggiori nefandezze? La cacca è anche espressione di salute: il microbioma, cioè i batteri che vivono nel nostro intestino, sono responsabili del buon funzionamento – guarda caso – proprio del nostro sistema immunitario, oltre che della buona digestione e dell’umore. Tanto che l’esame dei nostri scarti metabolici può rivelare molto sulla nostra salute. Senza contare che, come sanno gli stitici, non andar di corpo è un gran fastidio.
Così ho deciso di passare in rassegna tutti i modi di dire… di merda. Ma preparatevi, perché sulle nostre deiezioni si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia.

La nostra lingua – come molte altre –  è ricchissima di espressioni escrementizie: la cacca è un simbolo potente, denso di significati affascinanti e divertenti, dalla biologia all’antropologia, fino alla letteratura e all’arte.

Graffito ironico: “merda” è un termine crudo ma schietto.

Ne hanno parlato artisti, intellettuali e perfino la Bibbia. Infatti, gli scarti del nostro metabolismo possono rivelare molto sulla nostra cultura. Come diceva Fabrizio De Andrè, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Ma per capire i significati che lo sterco ha acquisito nella nostra lingua, occorre ricostruire gli usi simbolici che ne sono stati fatti nel corso della storia. E non sono tutti negativi, ma a due facce:la pupù ha anche insospettabili aspetti positivi. Il primo è innegabile: nella sua crudezza, ci mostra tutta la precarietà della nostra vita. Senza orpelli, così com’è: nasciamo e viviamo fra gli escrementi e, morendo, diventiamo concime.  Una vita di merda.
Tanto che in un recente studio, “cacca” è risultata la parola che ci distingue dalle intelligenze artificiali.

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SIMBOLO DI VITA E DI ABBONDANZA

Lo scarabeo stercorario: era adorato dagli Egizi perché fabbricava la pallina di sterco come il dio Khepri creava il Sole.

Partiamo dalla biologia: se il microbioma ha un ruolo fondamentale nella salute, dall’altro lato le feci sono anche un terribile vettore di malattie: un grammo dei nostri scarti intestinali può contenere 10 milioni di virus, 1 milione di batteri, oltre a parassiti e vermi. E questa ambivalenza si riflette anche in tutta la simbologia della cacca, che non è associata solo a sporco, rifiuti e malattie: “In molte culture, le feci sono considerate la potenza biologica sacra che risiede nell’uomo e che, anche evacuata, potrebbe essere recuperata. Dunque, ciò che in apparenza è del tutto privo di valore, ne sarebbe al contrario carico: in molte tradizioni i significati dell’oro e degli escrementi sono collegati”, scrivono Jean Chevalier e Alain Gheerbrant nel “Dizionario dei simboli” (Bur). D’altronde, dato che può defecare solo chi ha mangiato, la cacca è diventata il simbolo dell’abbondanza, della ricchezza.
Insomma, la merda vale oro, come aveva intuito lo scultore Piero Manzoni, che nel 1961 inscatolò i propri escrementi in un barattolo, la “Merda d’artista”, un’opera entrata nella storia dell’arte. Manzoni mise in vendita i barattoli allo stesso prezzo di 30 grammi d’oro. Era una critica, provocatoria e feroce, al mercato dell’arte: una gigantesca truffa, che consiste nel vendere merda al prezzo dell’oro. E non è l’unico artista ad aver dato dignità creativa alle feci, come raccontavo in questo articolo: l’artista Paul McCarthy ha fatto un’installazione a forma di cacca alta 33 metri). In campo musicale, Elio e le storie tese hanno inventato un insolito supereroe, Shpalman, che “spalma la merda in faccia” ai cattivi (qui la canzone).

La “Merda d’artista” di Piero Manzoni (1961).

Per le civiltà più antiche, però, gli escrementi erano oro in tutt’altro senso: servivano a concimare i campi, erano usati come farmaci e per alcuni incantesimi. «Le feci sono al confine fra la materia viva e quella morta, perciò erano viste come emanazioni dell’anima» scrive l’antropologo James Frazer.
Dunque, come ricorda l’antropologa francese Nicole Belmont, «gli escrementi sono anche un segno di prosperità, benessere, di dispendio e abbondanza di risorse; essi entrano in molti giochi e in vari tipi di festa dove vengono mangiati o versati sulle persone come augurio di matrimonio e di fertilità».
E su queste radici culturali si sono innestate, nel Medioevo, le “feste dei folli”, manifestazioni goliardiche di tipo carnevalesco organizzate da studenti e chierici fra Santo Stefano e l’Epifania. Erano parodie grottesche dei riti religiosi: il funerale, ad esempio, era rappresentato da chierici a bordo di carri carichi di letame, che gettavano sul popolo. Come spiega il critico letterario Michael Bachtin, «gli escrementi sono materia gioiosa, fecondano la terra come il corpo di un uomo morto. Attraverso di loro, la paura della morte si trasforma in un gioioso spauracchio carnevalesco. Il letame è la personificazione della materia, del mondo, che diventa intimo, vicino e comprensibile». Insomma, la cacca ci fa ridere perché ci libera dalla paura della morte e dal mistero della vita: è tutta una cagata.

Anche i bambini piccoli riflettono questa duplicità degli escrementi: sono la loro prima creazione, ne sono attratti, li vogliono toccare. Proprio da queste radici infantili nasce l’uso giocoso e gioioso della cacca di cui parla Roberto Benigni nell’esilarante “Inno del corpo sciolto”: “Non sono mai stato cosí giocondo, viva la merda che ricopre tutto il mondo”. Senza dubbio la merda è la quintessenza della comicità, perché ci fa tornare come bambini spensierati. “Cacare è soprattutto cosa umana… E a chi ci dice, dice ‘Te fai questo o quello’, gli cachiam addosso e lo copriam fino al cervello… colla merda poi far la rivoluzione!”.

Ma i genitori cercano di contrastare questa anarchia infantile cercando di educare i bimbi a controllare lo sfintere, soprattutto nella “fase anale” dai 18 ai 36 mesi, una fase della crescita che, secondo la psicoanalisi,  ruota tutta intorno al controllo intestinale. E avrà due possibili esiti estremi nell’età adulta: da un lato, la persona “anale espulsiva”, disordinata, crudele, e distruttiva, con tendenza alla manipolazione (significato che ritroviamo nel modo di dire “spandi merda”); oppure “la personalità anale ritentiva”, pignolo, parsimonioso, avaro, possessivo, molto organizzato, ossessionato per l’ordine e l’igiene, testardo e ostinato. Insomma, stitico anche nei sentimenti.

Un’offesa assoluta, dalla Bibbia al papa

Papa Francesco ha definito “caca” (in spagnolo) chi ha insabbiato i casi di pedofilia.

Ma col passare dei secoli, abbiamo smarrito la consapevolezza del valore degli escrementi, che nella nostra lingua sono rimasti simbolo dei peggiori mali: sono l’essenza del negativo. Del resto, una delle possibili origini della parola “cacca” sarebbe il greco “kakòs”, maligno, cattivo, brutto. Persino nella Bibbia, nel libro del profeta Malachia, al capitolo 2, fra le minacce ai sacerdoti infedeli c’è anche quella di… smerdarli [2:3]: «Se non mi ascolterete, dice il Signore (…) io spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre solennità».

Non stupisce quindi che nel 2018, papa Francesco abbia definito “cacca” i vescovi che avevano insabbiato i casi di pedofilia: proprio per manifestare con una parola forte la sua più aspra condanna.

Uno spettacolo teatrale sulla miserabile condizione umana.

E quando in una cultura la cacca diventa il simbolo di ciò che è sporco, repellente, disgustoso, insomma del massimo disvalore, perfino gli animali lo recepiscono. Come avevo raccontato in un altro articolo, Washoe, il primo scimpanzè della storia che ha imparato a esprimersi con il linguaggio dei segni, ha trasformato spontaneamente il gesto che significa “sporco” (riservato a quando defecava nel vasino) in un insulto applicato a tutto ciò che non gli piaceva: “sporco gatto”, “sporca scimmia”, e così via. Ecco perché la nostra lingua ha assorbito questa valenza negativa.

L’italiano, a dire il vero, non ha molti lemmi volgari derivati dall’area escrementizia: come calcolavo nel mio libro, rappresentano il 9,3% del totale. E, come ho accertato in una recente indagine, i termini escrementizi rappresentano solo l’11% delle parolacce che pronunciamo ogni giorno, contro il 49% di quelle sessuali (“cazzo” in primis). La parola “merda”, comunque, è la terza che pronunciamo più spesso, e rappresenta il 6,8% delle parolacce che diciamo. Ed è la terza anche nella classifica degli insulti che arrivano nelle aule di tribunale in Italia, dopo “puttana” e “figlio di puttana”.

Adesivo contro chi parcheggia male a Roma.

Le parolacce scatologiche (dal greco “skatòs”, cacca) sono molto più usate in francese, in inglese e soprattutto in tedesco: forse, i Paesi nordici sono meno sessuofobici rispetto ai Paesi latini, e molto più ossessionati, invece, dalla pulizia e dalla paura delle malattie.
La cacca è l’emblema dell’incoscienza infantile, il fondamento della creatività e della comicità, oltre che il simbolo della negatività e precarietà assoluta della vita. “Merda” è, in un certo senso, la capostipite di tutte le parolacce, ed è fra le più sincere e ironiche del nostro repertorio linguistico. È cruda, e proprio per questo vera e schietta, semplice e diretta. Descrive alcune situazioni in modo sintetico, iperbolico e grottesco, come nel film “La grande scommessa”, che racconta i motivi della grande crisi finanziaria del 2008: ““Le obbligazioni ipotecarie sono merda di cane, i CDO (Collateralized debt obligation) sono merda di cane avvolta in merda di gatto”. Più chiaro di così!

Le 23 espressioni… intestinali

Ecco come lo sterco “concima” diverse espressioni in italiano: 23 per la precisione.  Si possono accorpare in due macro aree, al netto di alcuni significati particolari: da un lato, lo sterco è simbolo del negativo, del disvalore assoluto e della rovina (in 12 casi su 23); dall’altro, se applicato alla propria immagine, risulta un modo efficace per descrivere la perdita della faccia, dell’onore (smerdare, faccia di merda, etc) in 8 casi su 23: quando ci si sente male, quando la propria dignità sociale viene intaccata, ci si sente una nullità e una schifezza (e qui si ritorna al simbolo del negativo assoluto). Ecco le 23 espressioni, riunite per significati affini. Nel riquadro più sotto ne segnalo altre 2 che si discostano da queste di segno negativo.

SPREGEVOLE, NEGATIVO, REPELLENTE, SENZA VALORE

“Merda” è un tipico insulto da stadio.

♦ Essere una merda / essere una merda secca: essere una persona spregevole, un vigliacco degno solo di disprezzo, una nullità (“secca” è usato come rafforzativo)

♦ Non voler dire / non significare una merda: non significare nulla

♦ Figura di merda: figura pessima, imbarazzante (ci si sente come un escremento)

♦ Stare / sentirsi / trattare / restarci di merda: stare malissimo

♦ Pezzo / sacco di merda: essere ributtante e spregevole (“pezzo” e “sacco” sono rafforzativi)

♦ Oggetto (film, libro, auto, telefono…) di merda: oggetto inservibile, mal fatto, pessimo. Come ad esempio le “traduzioni di merda”, a cui è dedicato un sito ricco di casi divertenti

♦ Testa di merda: idiota, inetto, imbecille

♦ Questa / quella merda di…. : questa schifezza di…

Da segnalare, in quest’area semantica, anche  “stronzo” (crudele, egoista, persona di nessun valore).

 FINIMONDO, CAOS, GUAI, ROVINA, MALISSIMO

Un’associazione ambientalista riminese.

♦ Essere / finire / trovarsi / andare in / nella merda: essere, finire nei guai

♦ Lasciare nella merda: lasciare qualcuno nei guai senza aiutarlo

♦ Essere nella merda fino al collo: essere nei guai gravi, sull’orlo del tracollo

♦ Scoppiare la merda: succedere il finimondo (è l’equivalente dell’espressione inglese “shit storm”, tempesta di merda)

Finire / andare a merda: finire nel peggiore dei modi

 INDIGNAZIONE, COLLERA, STUPORE, IRA, PERPLESSITÀ, DISAPPUNTO

Merda! porca merda! Esclamazione di rabbia, disappunto

Cosa merda dici? Rafforzativo: equivale a “che cazzo dici?”

 SFRONTATO, IMPERTINENTE
♦ Faccia di merda: sfacciato (ha lo stesso significato di “faccia di cazzo”, “faccia da culo”)

 DISPREZZARE, SVERGOGNARE, INFAMARE, UMILIARE/ESSERE UMILIATI

Titolo de “l’Unità” del 1928: molto trasgressivo per l’epoca.

Smerdare: umiliare, infamare

Buttare merda addosso: umiliare, infamare

far sfigurare, svergognare, infamare (o anche imbrattare)

Mangiare merda: essere umiliati

Mangiamerda: persona remissiva che subisce ogni tipo di umiliazioni / persona spregevole

Prendersi palate / secchiate di merda: essere umiliati

 VANITOSO
Spandimerda: vanitoso, esibizionista. L’immagine fa venire in mente il dipinto del seminatore di Vincent Van Gogh

 DROGA
♦ (Hai preso) la merda? Hai preso l’hashish (per la sua somiglianza allo sterco)? E’ un’espressione usata nel gergo giovanile
QUANDO PORTA FORTUNA (E PERCHE')

Attenzione, tempesta di merda in arrivo.

In inglese, il termine “shit” (merda) non è usato soltanto come termine negativo e svilente. E’ anche sinonimo generico di “cosa, roba, faccenda”, ma perfino “cosa da sballo, figata” (the shit), organizzarsi (get one’s shit together, mettere insieme la propria cacca), tipo in gamba (hot shit, cacca calda), sapere il fatto proprio (to know one’s shit, conoscere la propria cacca), grandioso (shit-hot, cacca bollente). C’è anche l’imprecazione “holy shit” (santa merda) che è uno stratagemma per attenuare la volgarità di “shit” con l’aggettivo “santo”.
In italiano questi aspetti mancano. O meglio, sono presenti solo in 2 casi, nei quali gli escrementi sono considerati fonte di fortuna:

Calpestare la cacca (di cane o di mucca) porta fortuna: non credo che questa credenza nasca tanto dal fatto che lo sterco è un fertilizzante e quindi “porta bene” ai campi e ai raccolti. Alcuni sostengono invece (e mi sembra molto plausibile) che questa espressione risalga ai tempi della seconda guerra mondiale, quando furono usate le prime mine antiuomo: i sentieri dove c’era la cacca di qualche animale segnalavano che quei tragitti erano sicuri, sgombri da ordigni, altrimenti nessun animale avrebbe potuto lasciare un “ricordino”. Più buona sorte di così. L’unico modo di verificare se questa ricostruzione sia corretta è verificare quando è apparsa in letteratura la prima volta. D’altra parte, ricordo che “pestare una merda” significa anche fare un passo falso, una gaffe, un grave errore o incappare in una grande disgrazia, ovvero in una grande sfortuna. E questo ha tutta l’aria di essere il significato originario dell’espressione.

Ballerini della scuola “On stage” di Brescia dicono “Merda, merda, merda!” prima di uno spettacolo

Il “Merda, merda, merda!” che gli attori urlano in coro tenendosi per mano prima di andare in scena. E’ un rito scaramantico, che si ritiene porti fortuna a chi deve calcare un palco davanti al pubblico. Qual è la sua origine? L’uso di questa espressione risale al XVII secolo, quando il pubblico andava a teatro in carrozza. Se l’afflusso di spettatori era elevato, si assembravano molte carrozze davanti all’ingresso. Di conseguenza, davanti al teatro si accumulava anche molto sterco lasciato dai cavalli da traino: quanto più erano abbondanti gli escrementi di cavallo dopo lo spettacolo, tanto maggiore era stato il successo di pubblico, e quindi l’incasso.

Offendere coi suffissi: da merdaiolo a merdaccia

In italiano i suffissi possono aggiungere ulteriori sfumature di significato alle offese (ne avevo parlato in questo post). E questo capita anche con i derivati della parola “merda”, che può essere modificata aggiungendo accrescitivi, diminutivi, accrescitivi, spregiativi. Sono in tutto 9 e si riferiscono sia a persone che a oggetti o situazioni. Eccoli.

L’emoji della cacca, usato come insulto, sfogo o battuta.

RIFERITO ALLE PERSONE
merdaiolo: chi spazza gli escrementi per strada; termine generico di disprezzo

merdaiola: prostituta di infimo rango

merdone: persona tanto tronfia e presuntuosa, quanto vile e pusillanime. E’ affine a “cagone” (persona estremamente vile, paurosa, mediocre, incapace).

merdina: persona ignorante e vile, che vale poco

merdino: persona ignorante, inetta e presuntuosa. E’ affine a “caghìno”: presuntuoso ed esibizionista (deriva da “cagare” nel senso di considerare con disprezzo)

merdaccia: persona inetta, schifosa, disprezzabile (era uno degli insulti preferiti da Paolo Villaggio, di cui ho parlato qui)

RIFERITO A OGGETTI / SITUAZIONI
merdaio: luogo sporco, situazione moralmente disgustosa

merdata: situazione o oggetto che non funziona o di scarso valore; frase o comportamento condannabile; frottola (equivale a “cagata“).

merdoso: imbrattato di sterco/disgustoso/inefficiente, spregevole. E’ simile a “cagoso” (spregevole, meschino).

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7 Comments

  1. Segnalo anche l’espressione ligure “girare come la merda nei tubi”, utilizzabile quando hai avuto un giorno molto impegnativo e pieno di commissioni.

  2. A Milano si dice “dare la merda”, nel senso di eccellere rispetto ad altre persone: “nella gara di corsa gli ho dato la merda”, l’ho umiliato, l’ho stracciato

  3. In Puglia le paninoteche ambulanti sulla strada sono chiamate “Pane e merda”. Sono il corrispettivo di “lurido” e “zozzone” come sono chiamati in altre zone d’Italia

  4. Nella serie tv “I topi” di e con Antonio Albanese, c’è un personaggio, zio Vincenzo, che commenta qualunque cosa con disprezzo, dicendo che è “di merda”: se gli dicono che c’è un bel tramonto, lui dice “tramonto di merda”, e così via.
    Zio Vincenzo è interpretato da Tony Sperandeo e fa davvero schiattare dal ridere!

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